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La scuola
non può cambiare
senza di voi

Appello di un giovane alla scuola

L’amministratore delegato della startup giovanile Conthackto, dedicata al supporto delle “nuove generazioni nell’orientamento” accademico, professionale ed educativo,

rivolge al Congresso Nazionale della CISL Scuola un appello al personale scolastico perché stringa con gli studenti

un’alleanza educativa nuova.

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Studente, imprenditore sociale,

speaker e CEO di Conthackto

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Buongiorno a tutte e tutti,

mi chiamo Eugenio, ho 20 anni, e fino a pochi mesi fa… ero uno dei vostri studenti. Sono salito su questo palco con una strana sensazione: quella di trovarmi per la prima volta davanti a chi, per anni, ho solo ascoltato da un banco. E oggi non sono qui per insegnare nulla. Ma per portare uno sguardo. Quello di chi ha vissuto da dentro – e molto da vicino – la scuola italiana. Quello di una generazione che troppo spesso viene raccontata, ma poco ascoltata.

 

Negli ultimi cinque anni ho attraversato un sistema che, lo dico con rispetto, fa ancora fatica a vedere lo studente come una persona intera. Un sistema che ti assegna un voto prima ancora di chiederti come stai. Che ti parla di futuro, ma non ti accompagna davvero a costruirlo. Pensate solo a questo: a 13 anni, uno studente italiano è chiamato a scegliere che scuola fare. A 14 anni, a volte con un test d’ingresso, deve “dimostrare” chi potrà diventare. Ma nessuno, in quei momenti, gli chiede: “Cosa ti muove? Cosa ami davvero?”.

 

Secondo una recente indagine dell’OCSE, solo uno studente su cinque in Italia ritiene che la scuola lo aiuti a comprendere i propri punti di forza o a scoprire un potenziale ancora nascosto. Eppure, l’orientamento, se vogliamo che abbia davvero senso, non può essere un’ora all’anno con una slide. Deve essere un processo educativo continuo. Un alleato formativo, non un adempimento burocratico. Perché, se a scuola non ti orienti alla vita, allora a cosa ti stai orientando?

 

Negli ultimi dodici mesi ho incontrato oltre 1000 studenti in tutta Italia. Da Bolzano a Ragusa, nei licei, negli istituti tecnici, nei professionali. E la frase che ho sentito più spesso è una soltanto: “Mi sento perso.” Persi tra materie che sembrano scollegate dal mondo. Tra ansie da prestazione, aspettative familiari, algoritmi che decidono il tuo futuro. Persi perché non ti viene detto che è normale cambiare, sbagliare, ricominciare.

 

I dati lo confermano:

• l’ISTAT ci dice che oltre il 27% degli adolescenti vive un disagio psicologico lieve o moderato

• 1 su 10 si trova in uno stato di disagio grave

• e in media, in Italia, c’è 1 psicologo ogni 1500 studenti, a fronte di un bisogno in costante crescita.

 

Ma quanti spazi ha oggi la scuola per accogliere questa complessità? Quante ore sono dedicate alla relazione, non alla nozione? Come ci ricordava don Milani: “La scuola siede tra il passato e il futuro, e deve averli presenti entrambi”. Ma se il passato lo conosciamo, e il futuro lo immaginiamo, chi si prende cura del presente? Eppure, in questo contesto, c’è una forza che resiste. Una forza silenziosa, quotidiana, a volte stanca, ma incredibilmente viva: siete voi. Docenti, dirigenti, personale scolastico: siete voi che ogni giorno tenete insieme i pezzi. Voi che entrate in classe con passione, anche quando i mezzi non bastano. Voi che cercate parole nuove per stare al passo con generazioni che cambiano in fretta.

 

Oggi più del 51% dei docenti italiani ha più di 50 anni. Eppure, vi ritrovate a gestire adolescenti che vivono in un mondo completamente diverso da quello per cui siete stati formati. Un mondo in cui l’identità si costruisce online, i contenuti sono infiniti, e il senso si perde troppo spesso. E nonostante tutto questo, non vi tirate indietro. Nonostante stipendi fermi, carichi crescenti, riforme instabili. Continuate a insegnare. A curare. A resistere. Io voglio dirlo chiaramente, qui, davanti a tutti: la scuola italiana è viva grazie a voi.

 

È per questo che abbiamo creato Conthackto: un’organizzazione guidata da ragazzi e ragazze under 25 che lavora per costruire esperienze educative nuove. Non eventi. Esperienze. Hackathon, tour nelle scuole, laboratori di orientamento, percorsi di cittadinanza, camp formativi. Abbiamo coinvolto più di 1000 studenti in tutta Italia. E sapete qual è la frase che ci guida ogni volta? “Cosa ti serve davvero per capire chi vuoi essere?”.

 

Lo facciamo con alleanza. Lavorando con docenti, dirigenti, istituzioni. Mai contro la scuola. Sempre dentro la scuola. Perché la scuola non si cambia da fuori. Si cambia da dentro. Con umiltà, ascolto, responsabilità. Parliamo spesso di intelligenza artificiale, di innovazione, di metaverso. Ma io vi chiedo: a che serve tutto questo, se non abbiamo una pedagogia del senso? La scuola del futuro non è quella che dà più compiti con l’AI. È quella che usa la tecnologia per liberare tempo. Per creare spazi di pensiero, confronto, ascolto. Per valorizzare l’unica cosa che nessuna macchina potrà mai sostituire: la relazione educativa. Io non ho tutte le risposte. Ma so che questa generazione non ha bisogno di sconti. Ha bisogno di fiducia. Di adulti che non dicano più “si è sempre fatto così”. Ma che si chiedano: “E se provassimo insieme a fare qualcosa di nuovo?”.

 

Perché, se è vero che la scuola deve cambiare, è altrettanto vero che non può farlo senza di voi. Abbiamo bisogno di costruire un’alleanza educativa nuova. Una scuola che non separi mondo e aula. Che non lasci soli gli insegnanti. Che non giudichi gli studenti per quello che non sanno ancora fare. Ma che li accompagni, passo dopo passo, a diventare chi sono.

 

E allora vi chiedo: siamo pronti a costruirla davvero, questa scuola del futuro? Una scuola che non insegni solo a rispondere. Ma che ti alleni, ogni giorno, a fare domande migliori. Grazie. Grazie per quello che siete. E per quello che insieme possiamo ancora diventare.

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