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Forme geometriche

GENTE di

SCUOLA

 Lidia Cangemi
   Formarsi aiuta
   ad affrontare la complessità



 

Formarsi aiuta
ad affrontare
la complessità

“Credo di essermi sbarazzato per sempre dei pensieri unilaterali,

della logica binaria che ignora contraddizioni e complessità.

Ho scoperto che l’errore può essere fecondo a condizione di riconoscerlo,

di chiarirne l’origine e la causa al fine di eliminarne il ritorno”.

 

E. Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione(1)

 

 

Riascoltando le parole di Morin nella mia immaginazione si costruisce il ricordo di un sentiero, intrapreso trentatré anni fa quando, vincitrice del concorso per la scuola elementare e con una fresca laurea in Architettura in tasca, ho varcato per la prima volta la soglia della scuola di via Aspertini, Tor Bella Monaca, Roma. Nessuna esperienza nella scuola, ottime prospettive all’università, l’impatto con un sistema scolastico non ancora autonomo, con un contesto sociale e culturale complesso, con una architettura ben diversa da quella dei testi e delle riviste con cui mi confrontavo all’università, con la mia professionalità ancora tutta da costruire. Tanti dubbi dentro di me, tanti occhi da incontrare, i contenuti didattici, le relazioni con i colleghi, i programmi, le difficoltà dei bambini, le fragilità delle famiglie. Su quel sentiero lungo trentatré anni incontri, esperienze, attività di formazione, letture e tanti cambiamenti: prima come docente nella scuola secondaria di II grado e poi, da diciassette anni ormai, come dirigente scolastico. Su quel sentiero, l’interesse costante verso la formazione, la divulgazione, l’innovazione; la co-costruzione dei modelli DADA e Dada-Logica, l’esperienza della webradio VoicebookRadio, il percorso da coach e poi da counselor.

 

Nel veloce e incessante cambiamento del contesto circostante, mi sento rinfrancata dalla voce dei tanti che insistono sulla necessità di investire nel continuo miglioramento della scuola, in quel modello bottom-up che risulta efficace solo grazie a processi di coinvolgimento, cooperazione, formazione, ricerca e riflessione tra Persone coinvolte direttamente, a partire da valori e obiettivi condivisi. La scuola è un’organizzazione che apprende se è capace di coinvolgere e far leva, al suo interno, su soggetti consapevoli del proprio ruolo, autonomi e responsabili, attivi nei processi dell’organizzazione stessa. Formarsi e riflettere per essere parte attiva di una Comunità educante consapevole, estesa agli studenti, ai genitori, al contesto, in cui le Persone costituiscono il patrimonio più importante di ogni scuola. La riflessione valoriale, l’attenzione al Ben-Essere, le competenze didattiche, organizzative e trasversali, l’implementazione della autonomia/responsabilità di Tutti e di Ciascuno sono state, nella mia esperienza di formatore, le piste su cui ho voluto concentrarmi.

 

Una formazione, come è ovvio, capace di guardare il “qui e ora” e il futuro, ma che – per essere davvero efficace e incisiva – deve essere organica, funzionale e sistemica, in cui le proposte siano coerenti e sinergiche con le priorità individuate. Propongo quindi, alla luce della mia esperienza personale da formatore, alcune possibili piste di lavoro.

 

1. Nuovi Ambienti di Apprendimento: riflettere su questo tema significa un miglioramento della scuola a partire da un’azione sinergica sui tre livelli dell’Ambiente (organizzativo, metodologico e relazionale). L’approccio per ambienti di apprendimento che, è importante sottolinearlo, si basa su presupposti pedagogici molto diversi fra il primo segmento scolastico (infanzia e primaria) e il secondo (secondaria di I e II grado), è quindi molto più che una mera “sistemazione” delle aule o, ancor peggio, la riduzione al solo movimento dei ragazzi, ma consente alla comunità scolastica di attivarsi in un vero processo di revisione, metodologico e relazionale.

 

A partire dalla consapevolezza su Q.C.A. (acronimo che utilizzai per la prima volta undici anni fa, alla nascita del DADA e che significa Quello Che Abbiamo), realizzare ambienti di apprendimento personalizzati, intenzionali e funzionali, migliorare gli spazi di connessione, utilizzare aree all’aperto, prevedere ambienti per il Benessere, significa creare migliori condizioni per le didattiche attive e cooperative, rispettare e potenziare le intelligenze, personalizzare le metodologie, affinché i diversi percorsi possano garantire a tutti il successo formativo e un efficace orientamento. Considerare l’aspetto relazionale ed emozionale è poi fondamentale per la costruzione consapevole del clima di classe, cioè quell’atmosfera che si crea in un contesto di apprendimento e che riflette il vissuto socio-emotivo degli studenti e degli insegnanti in relazione tra di loro: come affermato da tanti eminenti studi, il clima relazionale condiziona l’intero processo di apprendimento-insegnamento ed è, dunque, una prerogativa per il successo formativo.

 

2. Competenze relazionali e di Comunicazione/Ascolto: avvertire l’importanza di questa tematica mi ha condotto ad un lungo percorso formativo personale che mi ha portato alla certificazione come coach, counselor e mindfulness trainer. Sviluppare il “Sentire”, cioè quel profondo e consapevole rapporto con se stessi, con l’Altro e con il Contesto, significa potenziare le capacità comunicative e la possibilità di creare ambienti accoglienti e supportivi, in cui cioè, tutti i componenti della comunità educante non si sentano giudicati ma sostenuti nel proprio personale percorso di crescita.

 

Questo approccio consente la creazione di comunità cooperanti dentro e fuori l’aula, capaci di interagire con il contesto, in cui non solo lo studente, ma anche ogni docente si veda come professionista affiancato da altri professionisti, con i quali scambiare competenze e conoscenze, sentendosi supportato e dando supporto. Una co-costruzione, quindi, di una comunità in cui le modalità cooperative di apprendimento non sono limitate ai soli discenti ma si intersecano con le Identità e specificità dei docenti. Opportuno quindi promuovere una formazione “partecipata” in cui coesistano contributi teorici, presentazioni di buone prassi, esperienze di ricerca-azione o ricerca-formazione, laboratori esperienziali, accompagnamento di esperti e affiancamento da parte di colleghi senior. In questo senso, sono stati molto interessanti i percorsi che ho sviluppato con alcune scuole per formare i docenti sui principi base del Mentoring e del Counseling.

 

3. Dirigenti  scolastici:  ho  avuto  la  fortuna  di  incontrare  moltissimi  colleghi  e  tanti  docenti  che desideravano intraprendere questo percorso e, in questi ultimi diciassette anni, appare evidente come  la  quantità  di  competenze  richieste  al  dirigente  scolastico  risulti  sempre  più  ampia e diversificata. Grande è la consapevolezza di un ruolo che comporta scelte delicate e strategiche, di sempre maggiore complessità, che a volte però possono diventare motivo di stress. Per questo sono auspicabili i momenti di incontro (anche informali) e di formazione, la costruzione di comunità di pratiche, le occasioni di scambio, di condivisione e di crescita della comunità professionale. È stato per me particolarmente interessante un recentissimo ciclo di incontri che ho tenuto con colleghi di tutta Italia sulla “gestione del rischio”, proprio per la possibilità di riflettere insieme sulla  tematica, a partire dai casi concreti fino alla definizione di strategie di approccio trasversali e cooperative.

 

Quindi, in estrema sintesi, “fermarsi o formarsi”?

 

Sostanzialmente non formarsi equivale a fermarsi, a non esplorare, a non migliorare, a subire i cambiamenti del contesto invece di governarli e di “ballare con loro”: significa sostanzialmente rischiare condizioni di scarso benessere.

Formarsi ci aiuta ad affrontare consapevolmente la complessità perché, proprio come ci indica Morin, “Tutto ciò che non si rigenera, degenera”.

E incontrare, sul nostro sentiero, tante Persone e altrettante occasioni di miglioramento e di aggiornamento della nostra Identità.

 

 

(1) E. Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione, ed. it. Milano, Cortina, 2015, p. 14.

Non formarsi equivale a fermarsi,

non esplorare, non migliorare,

subire i cambiamenti del contesto invece di governarli e di “ballare

con loro”: significa sostanzialmente rischiare condizioni di scarso benessere. Formarsi,

come indica Edgar Morin,

ci aiuta ad affrontare consapevolmente la complessità, incontrando occasioni di miglioramento e di aggiornamento della nostra identità.

Dirigente scolastica, architetto,

counselor di scuola gestaltica 

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