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• Mattia Baiutti
   Ospitalità internazionale: 
   quali opportunità per la scuola italiana


• Michela Lonardi
   
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   alunni e alunne senza cittadinanza italiana


Ulderico Sbarra
   Rotta balcanica


 

Ospitalità internazionale:
quali opportunità
per la scuola italiana

 

Le Linee di indirizzo sulla mobilità 

studentesca internazionale individuale stabiliscono buone pratiche 

e opportunità. Se adeguatamente 

valorizzata, la mobilità studentesca 

può diventare uno strumento 

di miglioramento della scuola, 

trasformandola in laboratorio

di alfabetizzazione interculturale 

e democratica per l'intera comunità scolastica ospitante. 

 Responsabile della ricerca e della formazione

del personale della scuola

presso la Fondazione Intercultura ets 

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La mobilità studentesca internazionale individuale tra i 15 e i 18 anni rappresenta una delle principali vie per internazionalizzare la scuola nell’ottica di una scuola interculturale. Gli studenti e le studentesse che scelgono di vivere un’esperienza scolastica all’estero vengono ospitati in famiglie o in boarding school e sono iscritti a una scuola locale. L’obiettivo educativo è lo sviluppo non solo di competenze disciplinari, ma anche di un ampio set di competenze trasversali, tra cui quelle linguistiche e quella interculturale. 

Questi programmi possono essere promossi da organizzazioni senza fini di lucro, come Intercultura ODV, da agenzie commerciali, dalle famiglie o dalle scuole. A questi, si affiancano i programmi che si basano su accordi bilaterali fra Stati o quelli promossi da organismi sovranazionali come l’Unione Europea. 

Le Linee di indirizzo sulla mobilità studentesca internazionale individuale stabiliscono buone pratiche e opportunità. Se adeguatamente valorizzata, la mobilità studentesca può diventare uno strumento di miglioramento della scuola, facendone un laboratorio di alfabetizzazione interculturale e democratica per l'intera comunità scolastica ospitante. 

Quando si parla di mobilità studentesca spesso ci si focalizza sugli studenti italiani che vivono queste esperienze all’estero, trascurando l’altra faccia del fenomeno: gli studenti internazionali che decidono di trascorrere un periodo nelle scuole italiane. 

La Fondazione Intercultura ETS è tra le poche organizzazioni in Europa che promuove e conduce ricerche scientifiche, indagini, convegni internazionali e giornate studio per approfondire l'educazione interculturale e internazionale legata a queste esperienze. Basandosi sul ricco materiale accumulato in più di 15 anni di studio, questo contributo si propone di esplorare alcuni aspetti dell’ospitalità di studenti internazionali in Italia. 

QUANTI SONO E DA DOVE PROVENGONO GLI STUDENTI INTERNAZIONALI OSPITATI NELLE SCUOLE ITALIANE? 

Secondo il XIV Rapporto dell'Osservatorio sull’Internazionalizzazione delle Scuole e la mobilità studentesca,

nel 2023 una scuola italiana su quattro (25%) ospitava almeno uno studente o una studentessa internazionale per un programma di almeno tre mesi. Sebbene questo dato fosse superiore rispetto al 2022 (19%), rimaneva leggermente inferiore ai livelli pre-pandemia (era 28% nel 2019). La maggior parte di queste scuole erano Licei, sebbene vi fosse una crescente ospitalità anche negli Istituti Tecnici, mentre era meno presente negli Istituti Professionali. 

Le stime indicavano che erano 3.100 gli studenti internazionali ospitati in Italia, di cui il 70% erano femmine. I principali Paesi d’origine erano Stati Uniti, Giappone, Argentina e Cile. Seguivano Francia, Spagna e Australia. In numero minore, vi erano anche studenti provenienti da altri paesi, come Turchia, Thailandia e Brasile. Tra i programmi disponibili, il più scelto dagli studenti internazionali era quello annuale. 

CHE COSA DICE LA NORMATIVA ITALIANA? 

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito promuove l’internazionalizzazione della scuola italiana, come indicato anche nelle recenti Linee guida per lo sviluppo dei processi di internazionalizzazione per la filiera tecnica e professionale. In particolare, per quanto riguarda la mobilità studentesca, il Ministero ha introdotto negli anni una normativa all’avanguardia in Europa. Il principale riferimento è la Nota 843 del 10 aprile 2013, intitolata Linee di indirizzo sulla mobilità studentesca internazionale individuale. Questa Nota dedica una parte agli alunni internazionali, sottolineando l’importanza di valorizzare la loro presenza nelle classi per “favorire una crescita partecipata di tutte le componenti scolastiche, stimolando l’interesse e la curiosità per culture diverse dalla propria”. 

Per raggiungere questo obiettivo, si evidenzia la necessità di predisporre un Piano di Apprendimento Personalizzato che consideri le competenze, gli interessi e le necessità dell’alunno/a ospitato/a. È essenziale che la scuola ospitante sia consapevole del fatto che gli studenti internazionali provengono da sistemi scolastici diversi da quello italiano, con priorità e modalità educative, di apprendimento e di valutazione potenzialmente molto diverse. Questo potrebbe comportare che l’alunno/a non sappia immediatamente cosa ci si aspetta da lui/lei, sia a livello di apprendimento che di comportamento. 

Al termine dell’esperienza, la scuola italiana deve rilasciare sia un attestato di frequenza che una certificazione delle competenze acquisite. 

QUALI POSSONO ESSERE LE BUONE PRATICHE PER L’INSERIMENTO? 

Tra le buone pratiche per l’inserimento degli studenti internazionali si citano l'assegnazione di un docente tutor e lo svolgimento di un colloquio di conoscenza. Sulla base di questo colloquio, si stabilisce la classe più idonea e si definisce un Piano di Apprendimento Personalizzato. Quest’ultimo deve prevedere un monitoraggio continuo, consentendo di riprogettare alcuni aspetti se ritenuto necessario. Inoltre, risulta importante la sottoscrizione di un Contratto Formativo, se non già discusso con la scuola di origine. 

QUALI SONO GLI OSTACOLI? 

Gli ostacoli alla mobilità studentesca sono molteplici: dalle poche informazioni sui programmi alle barriere linguistiche, dalla mancanza di normativa (in alcuni Paesi non esiste alcuna normativa e in altri il periodo all’estero non è riconosciuto, come emerge dalla Member State Analysis stilata nel 2021 dall’Expert Network on Recognition of Outcomes of Learning Periods Abroad in General Secondary Education) alla scarsa flessibilità dei sistemi scolastici e dei curricula. Inoltre, i costi rappresentano un problema, nonostante le borse di studio messe a disposizione da Fondazione Intercultura e alcuni programmi finanziati da organismi come l’Unione Europea. 

A questi ostacoli si aggiunge anche l’atteggiamento di docenti e dirigenti scolastici, che non è sempre favorevole alla mobilità studentesca, oppure lo è solo formalmente: nel 2023, secondo il rapporto dell’Osservatorio, il 74% delle scuole inseriva il tema dell’internazionalizzazione nel PTOF. Tuttavia, solo il 52% dei docenti erano favorevoli e proattivi rispetto alla mobilità studentesca, mentre ben il 43% subiva la scelta della scuola e il 5% la osteggiava. 

QUALI SONO LE OPPORTUNITÀ? 

Avere uno studente o una studentessa internazionale in classe può rappresentare un'opportunità preziosa per la scuola ospitante di vedersi da una prospettiva diversa e nuova. Questo può stimolare i docenti a mettersi in discussione, a comprendere cosa funziona e cosa necessita di miglioramento nei loro modelli didattici. Ad esempio, alcune ricerche della Fondazione Intercultura mostrano che ciò che gli studenti internazionali apprezzano meno della scuola italiana è proprio la didattica, spesso considerata troppo frontale e teorica. Nello studio condotto da Giulia Pastori(1), emergono alcune voci critiche di studenti internazionali: 

È una scuola strana che chiede agli studenti di imparare sempre tutte le pagine di cose teoriche senza neppure capire" (Cina) 

Se usiamo solo il libro, perché c’è bisogno degli insegnanti?” (Stati Uniti) 

Se non capisco qualcosa gli insegnanti non ci badano anche se chiedo aiuto, fanno dei monologhi e gli studenti non partecipano” (Finlandia) 

Si fa poco a scuola e molto a casa, scrivi molti appunti, non vi sono attività e lavori di gruppo, studi quasi da solo” (Giappone) 

Queste frasi, quando raccolte, consentono di riflettere tanto sul proprio lavoro quanto sul sistema scuola nel suo complesso. 

Ospitare uno studente o una studentessa internazionale, inoltre, può avere benefici anche per i compagni di classe ospitanti: l'alunno/a internazionale può diventare un esempio e uno stimolo per gli altri studenti incoraggiandoli ad andare oltre i contesti familiari, ad aprirsi al mondo, a interrogarsi su ciò che si dà per scontato e a vedere le cose da punti di vista diversi. In altre parole, sviluppando adeguati progetti, è possibile coinvolgere nella mobilità individuale anche i compagni di classe ospitanti, promuovendo l'acquisizione di competenze trasversali e, in particolare, quella interculturale. 

In conclusione, la mobilità studentesca internazionale, quando adeguatamente valorizzata, può diventare uno strumento di miglioramento della scuola, trasformandola in un laboratorio costante di alfabetizzazione interculturale e democratica che coinvolge l'intera comunità scolastica ospitante. 

(1) Giulia Pastori, La scuola italiana vista dagli ‘altri’. Studenti di altri paesi raccontano la nostra scuola, Rivisteweb, 2017, p. 36

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