STRUMENTI di LAVORO
• Salvatore Inglima
L'integrazione scolastica degli alunni
con cittadinanza non italiana
L'integrazione scolastica
degli alunni con
cittadinanza non italiana
La nostra Costituzione garantisce
il diritto allo studio anche ai minori
con cittadinanza non italiana;
in questo articolo si considerano, attraverso l’esposizione di dati
e iter normativi recenti, gli interventi
di inclusione scolastica realizzati,
specie a livello locale, anche per assicurare la partecipazione attiva
di tutti alla vita della comunità scolastica
e combattere l’abbandono.
Segretario Nazionale CISL Scuola
Il sistema scolastico italiano, in ossequio ai principi costituzionali di uguaglianza, formale e sostanziale, si basa sul pieno riconoscimento del diritto allo studio ai minori con cittadinanza non italiana, prevedendo per costoro l’applicazione di specifiche e concrete misure per rendere effettivo questo diritto e assicurarne in tal modo l’assolvimento dell’obbligo formativo. Le nostre istituzioni scolastiche autonome hanno realizzato, nel corso del tempo, eccellenti interventi di inclusione scolastica, rendendo concrete ulteriori garanzie in materia di diritto all'istruzione, di accesso ai servizi educativi e di partecipazione attiva alla vita della comunità scolastica.
ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA
Il trend della presenza degli alunni con cittadinanza non italiana tende sostanzialmente a stabilizzarsi. Nel decennio 2010/2020 gli studenti stranieri sono complessivamente aumentati del 23,4% (+166 mila unità) con un ritmo di crescita assai lontano da quello verificatosi nel decennio precedente, 2000/2010, durante il quale l’incremento è stato del 357%, corrispondente a 526 mila unità. Nei primi anni post pandemia si registra, nonostante il generalizzato calo demografico, una leggera ripresa del numero di studenti con cittadinanza non italiana.
La dettagliata analisi della distribuzione degli studenti per regione, ordine e grado di istruzione della scuola frequentata, provenienza geografica e stato della nascita sono elementi che contribuiscono a fornire maggiori e utili informazioni sulle caratteristiche della presenza degli studenti con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico nazionale.
DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEGLI STUDENTI STRANIERI PER REGIONE
Se a livello nazionale gli alunni con cittadinanza non italiana rappresentano il 10,8% del totale della popolazione scolastica, la distribuzione territoriale è tutt’altro che omogenea. I dati confermano una maggior concentrazione nelle regioni settentrionali (65%), a seguire nelle regioni del Centro (24%) e infine del Mezzogiorno (11%). Più di un quarto degli studenti con cittadinanza non italiana frequenta le scuole della Lombardia. L’esame a livello provinciale evidenzia che le prime 10 province assorbono, da sole, quasi il 40% del totale degli studenti con cittadinanza non italiana. In valori assoluti, prima in graduatoria è la provincia di Milano, con quasi 80 mila studenti stranieri; seguono le province di Roma, Torino, Brescia, Bergamo, Bologna, Firenze, Verona, Modena, Padova.
PROVENIENZA DEGLI ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA
Oltre il 67,5% degli studenti con cittadinanza non italiana è rappresentato dalle seconde generazioni, ossia da studenti “stranieri” nati in Italia. La costante crescita delle seconde generazioni caratterizza significativamente l’evolversi della presenza degli studenti con background migratorio. Quasi la metà degli studenti con cittadinanza non italiana è di origine europea. I dati suddivisi per continente evidenziano che la maggior parte degli studenti, ovvero il 44,6%, proviene da un Paese europeo, seguiti dagli studenti di provenienza o origine africana (27,56%) e asiatica (20,5%). Molto più contenuta la quota degli studenti provenienti dall’America (7,8%) e dall’Oceania (0,03%). Sono quasi 200 i Paesi di cui sono originari gli studenti con cittadinanza non italiana. Alcune comunità sono di gran lunga più rappresentate rispetto ad altre.
DISTRIBUZIONE PERCENTUALE DEGLI ALUNNI CON CITTADINANZA NON ITALIANA NELLE SCUOLE
Aspetto centrale del processo di inclusione scolastica degli alunni con cittadinanza non italiana è la loro distribuzione tra le scuole e, all’interno delle scuole, tra le classi, soprattutto se Nai (NeoArrivati in Italia). Il tasso di scolarità degli studenti con cittadinanza non italiana, eccetto che nella fascia di età 3-5 anni, è prossimo a quello degli italiani. Desta significativa preoccupazione l’interruzione della frequenza scolastica, che si traduce pertanto in un vero e proprio abbandono scolastico, tra i giovani di età compresa tra i 16 e i 18 anni, che porta quasi un quarto degli studenti con cittadinanza non italiana a non completare il percorso di istruzione secondaria. Tale abbandono scolastico, all’interno degli studenti con cittadinanza non italiana, è più marcato tra i ragazzi rispetto alle ragazze. Sebbene, nel complesso, gli studenti con cittadinanza non italiana nella scelta del percorso della scuola secondaria di II grado siano principalmente orientati verso l’istruzione professionale, statale e regionale, si deve rilevare che, tra gli studenti con cittadinanza non italiana nati in Italia (le cosiddette seconde generazioni), si registra una maggiore attrattività da parte degli Istituti Tecnici e, a seguire, anche per i Licei. Nel dettaglio si rileva che la percentuale degli alunni stranieri rappresenta il 28,4% per il settore dell’istruzione e formazione professionale regionale (IEFP), il 13,1% per l’istruzione professionale statale, l’9,8% per l’istruzione tecnica. Infine, il sistema dei Licei registra una percentuale media di alunni stranieri del 5%.
Al fine di evitare la concentrazione degli alunni con cittadinanza non italiana e favorire una loro distribuzione equilibrata, il Ministero dell’Istruzione, in base a disposizioni ministeriali del 2010 (circolare n. 2 dell’8 gennaio) aveva fissato alcuni criteri organizzativi circa la loro distribuzione tra le scuole e nelle singole classi. La circolare in esame dispone infatti che, di norma, il numero di alunni con cittadinanza non italiana, con ridotte conoscenze della lingua italiana, non dovrebbe superare il 30%, degli iscritti in ciascuna classe, fermo restando deroghe con determinazione del Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale. Trattasi di una norma che, in determinati contesti, è risultata di difficile attuazione, considerata l’elevata concentrazione di alunni stranieri, ai quali ovviamente non può essere negato il diritto all’istruzione. Il D.L. 71 del 31 maggio 2024, ad oggi non ancora convertito in legge, all’art. 11 prevede specifiche misure per l’integrazione scolastica degli alunni stranieri. A partire dall’anno scolastico 2025/26, infatti, il Ministro dell’Istruzione e del merito, in occasione del decreto degli organici, potrà disporre l’assegnazione di un docente destinato all’insegnamento dell’italiano per stranieri per le classi costituite da un numero di studenti stranieri (che si iscrivono per la prima volta al sistema nazionale di istruzione e che non sono in possesso delle competenze di base della lingua italiana) pari o superiore al 20% degli studenti dell’intera classe. Per l’accertamento obbligatorio delle competenze in lingua italiana e per la predisposizione dei piani personalizzati finalizzati all’inserimento dello studente straniero le scuole potranno stipulare specifici accordi con i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (CPIA).
Il decreto, inoltre, prevede che sin dall’a.s. 2024/25 le scuole che registrano tassi di presenza di alunni stranieri non in possesso delle competenze linguistiche di base in lingua italiana, potranno promuovere attività di potenziamento didattico in orario extracurriculare, a valere sulle risorse del Programma Nazionale “PN Scuola e competenze 2021-2027”.
REGOLARITÀ DEL PERCORSO SCOLASTICO E ABBANDONO
PRIMA DEL CONSEGUIMENTO DEL TITOLO DI STUDIO DI ISTRUZIONE SECONDARIA DI II GRADO
La regolarità del percorso scolastico è una delle dimensioni di analisi attraverso cui valutare l’integrazione formativa e sociale degli studenti di origine migratoria. Il ritardo degli studenti con cittadinanza non italiana è spesso conseguente a inserimenti in classi inferiori a quelle corrispondenti all’età anagrafica, diversamente da quanto previsto dalla normativa, a cui si aggiungono, lungo il percorso, i ritardi dovuti alle non ammissioni alle classi successive. Il ritardo scolastico colpisce gli studenti più delle studentesse. I dati mostrano che il percorso scolastico delle studentesse è relativamente più regolare rispetto a quello dei ragazzi. A 14 anni, corrispondenti alla frequenza della prima classe di secondaria di II grado, la percentuale degli studenti di origine migratoria con percorso di studio regolare si attesta al 61%. All’età di 18 anni la percentuale di studenti regolari scende al 39,5%. Una conseguenza allarmante del ritardo scolastico è senz’altro costituita dall’abbandono scolastico prima del conseguimento del titolo di studio di 2^ grado. Gli alunni con cittadinanza non italiana sono infatti quelli a più alto rischio di abbandono. Gli ultimi dati a disposizione fanno registrare, tra i giovani stranieri compresi tra i 18/24 anni, un tasso di abbandono precoce degli studi pari al 35,4%, a fronte di una media nazionale dell'11%.