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Pila di libri

ARTE CINEMA LIBRI MUSICA

Vincenzo Alessandro
   Un percorso di lettura
   attraverso il concetto di inclusione

   

• Annamaria Iantaffi 
   Fernando Botero,
   la grande mostra


• Francesco Ottonello
  Händel - Il Messia
  The Messiah


 

Un percorso di lettura
attraverso il concetto
di inclusione


 

Proposte di lettura focalizzate attorno ai temi dell’integrazione e inclusione, fino alla forma estrema dell’assimilazione di culture diverse. Diego Fabbri parla degli USA multietnici e monoculturali;

Gemma Volli racconta il caso Mortara e Umberto Eco illustra la differenza

tra immigrazione e migrazione. 

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Podcaster, già Segretario Generale
CISL Scuola Lazio

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Benché nel linguaggio corrente i termini “inclusione” e “integrazione” vengano spesso usati in modo intercambiabile, in realtà ci troviamo di fronte a due concetti diversi. Il verbo latino “integrare” equivale a rendere intero, completare, quindi giustapporre elementi diversi al fine di consentirne la coesistenza. Qualche volta, l’integrazione è un mero ripristino, ma, in tal caso, parliamo più propriamente di re-integrazione; altre volte, invece, si integrano elementi allogeni, che è l’ipotesi che prendiamo qui in considerazione, alla luce dei grandi movimenti umani che caratterizzano la nostra epoca. L’inclusione è qualcosa di più. In-cludere, ossia chiudere dentro: dentro di sé, o dentro una formazione sociale, ma dando comunque luogo, per questa via, a una nuova realtà, raggiunta per via di sintesi. L’integrazione, prima, e l’inclusione, poi, sono grandi temi che percorrono le società multietniche che caratterizzano questa epoca storica.

 

Tuttavia, Dario Fabbri, in Geopolitica Umana, mette in guardia circa la tendenza degli Stati a vocazione imperiale non tanto ad integrare o includere, quanto ad assimilare le popolazioni di diversa provenienza, ossia a renderle omogenee al gruppo originario. “… l’America è nazione multietnica, ma non multiculturale. la religione civile statunitense prevede un solo modus vivendi, cui è indispensabile aderire. Non conta la provenienza etnica o l'inclinazione spirituale”. E, ancora: “nel tentativo di assorbire gli ispanici, gruppo che determinerà la cifra demografica del paese, in questa fase Washington è impegnata a costruire il muro al confine con il Messico. Non per bloccare l’afflusso degli immigrati, quanto per scongiurare che le nuove generazioni di origine chicana si saldino ai parenti al di là del confine”. Un libro da leggere, per avere un nuovo punto di vista sui grandi temi che agitano la scena internazionale.

 

Un episodio limite di assimilazione forzata è costituito da Il caso Mortara, narrato da Gemma Volli nel libro, edito da Giuntina, che porta questo titolo. Al caso Mortara è stato recentemente dedicato anche un film di Marco Bellocchio, intitolato Rapito. Il bambino Edgardo Mortara fu tolto nel 1858, all’età di sei anni, alla famiglia di ebrei bolognesi alla quale apparteneva. La decisione fu assunta dalla Santa Inquisizione e avallata da Pio IX, sulla base del fatto che Edgardo era stato segretamente battezzato dalla domestica cattolica in quanto in pericolo di vita. L’episodio venne a conoscenza del clero bolognese, dalla cui iniziativa scaturì l’allontanamento del bambino dalla famiglia di origine, in quanto ormai cattolico. Edgardo divenne sacerdote e morì come tale nel 1940, avendo più volte rifiutato di riunirsi alla famiglia di origine.

 

Ma fino a che punto è possibile arrestare i grandi movimenti della storia? Umberto Eco, indimenticato spirito critico del panorama culturale italiano, sottolineava, già nel 1990, in uno scritto che si trova ora raccolto in Migrazioni e intolleranza, edito nel 2019 da La nave di Teseo, che occorre distinguere le immigrazioni dalle migrazioni. Le prime altro non sono se non movimenti di persone, anche numericamente consistenti, ma irrilevanti rispetto alle grandi tendenze.Le seconde, invece, sono grandi fatti storici, dai quali derivano talvolta la fine, talvolta l'inizio di nuove civiltà. “Violente o pacifiche che siano, sono come i fenomeni naturali: avvengono e nessuno le può controllare. Si ha ‘migrazione’ quando un intero popolo, a poco a poco, si sposta da un territorio all'altro (e non è rilevante quanti rimangano nel territorio originale, ma in che misura i migranti cambino radicalmente la cultura del territorio in cui hanno migrato)”.

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