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Provette

STRUMENTI di LAVORO

Il CCNL
della Formazione Professionale
e i mattoncini Lego

 

Se le parti manterranno gli impegni

e non ci saranno fughe in avanti,

il CCNL sarà siglato entro la fine

del corrente anno. La parola conclusiva poi passerà ai livelli territoriali

delle organizzazioni sindacali firmatarie e al parere dei lavoratori. 

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Già Segretario Nazionale CISL Scuola,

è stato direttore del Centro di Formazione Professionale

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Molti lavoratori chiedono da tempo alle OO.SS. perché la IeFP non ha rinnovato il suo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro. È una domanda legittima, ovviamente, alla quale va data una risposta che, per lo spazio di questo intervento, non può essere del tutto esauriente. 

In questo lungo lasso di tempo, il CCNL 2011-2013 è stato firmato quasi 12 anni fa, precisamente il giorno 8 giugno 2012, molto è cambiato e molto sta cambiando; è cambiata la IeFP, sempre più ancorata ai diversificati e inconciliabili modelli organizzativi regionali, e contestualmente è cambiato il mercato del lavoro e la sua legislazione. 

Il Paese ha attraversato, non senza conseguenze, il difficile periodo di una perdurante e letale pandemia, una complessa crisi economica, una forte accelerazione dell’inflazione, che ha ridotto il potere di acquisto delle retribuzioni. Sul versante dell’occupazione giovanile, le iniziative politiche, spesso solo riconducibili a più o meno consistenti sgravi fiscali, non hanno prodotto risultati pari alle speranze sollevate. Il numero dei Neet è rimasto stabile sul livello nazionale e aumentato in ambito locale, soprattutto in quelle realtà territoriali dove la IeFP non è stata consapevolmente attenzionata dalle amministrazioni regionali. 

In questo sconsolante quadro, il ruolo istituzionale e costituzionale della IeFP è stato ridisegnato, come in un quadro astratto, tanto da non essere più riconducibile o riconoscibile all’interno di una cornice unitaria. A pagare il conto, sempre più salato, è il nostro Meridione, ovvero i giovani cittadini di Regioni che, per scelte scellerate e incomprensibili, non offrono alcuna valida alternativa alla Scuola. E così oltre la scuola c’è solo la strada. 

Il ritardo sul rinnovo del CCNL è figlio di questo contesto, è la conseguenza di una regionalizzazione delle opportunità e dei diritti civili e sociali che ancora attende una governance nazionale di regole certe e comuni, anche se non sono mancate, e non mancano, voci autorevoli che vanno in questa direzione, non ultima la stessa Conferenza delle Regioni. 

In un quadro così disaggregato, incompiuto, frammentato e con una precaria sostenibilità economica, il diritto costituzionale e universale all’istruzione e alla formazione professionale è solo un limitato diritto territoriale. Le amministrazioni regionali hanno spesso elaborato e adottato sistemi di IeFP non solo tra loro incompatibili, ma soprattutto ininfluenti, se calati sui bisogni reali dei territori e delle persone che rappresentano. 

Se visto da vicino, e con la dovuta attenzione, il modello politico-organizzativo, voluto dalla riforma costituzionale del 2001, si è progressivamente trasformato in una costruzione poco solida e soprattutto traballante. Pare un edificio messo su da mani inesperte, con i mattoncini Lego, diversi per colore e nel formato, incastrati senza un costrutto logico, uno sopra l’altro, alla “come viene, viene”. Non stupisce se a soffrire di più sono i settori strategici della sanità, dell’istruzione, della formazione e dei trasporti, solo per citarne alcuni. 

Al CCNL della Formazione Professionale è toccato l’ingrato e complicato compito di mettere insieme i mattoncini Lego per dare al tutto una forma più stabile e uno scopo condiviso. Il nuovo CCNL della FP in generale, e della IeFP in particolare, è giunto, tuttavia e finalmente, dopo anni di indeterminatezza e preoccupazione, ad una sintesi, che è continuità e visione futura al tempo stesso. 

Se le parti manterranno gli impegni e non ci saranno fughe in avanti, il CCNL sarà siglato entro la fine del corrente anno. 

La normativa è stata adeguata al vigente quadro, con una forte spinta, giocoforza, verso il potenziamento dei Contratti Collettivi Regionali di secondo livello, da realizzarsi in tempi certi entro la rinnovata cornice nazionale; la decorrenza contrattuale sarà quadriennale, articolata su due bienni, normativi ed economici. L’impianto sull’orario di lavoro, da sempre uno tra gli argomenti centrali e più sentiti, rimane quello già sperimentato con il precedente CCNL, con il richiamo, esplicito e del tutto inedito, alle 22 ore settimanali di formazione diretta. 

Il pacchetto delle ore connesse alle attività funzionali e di supporto è demandato, entro regole e riferimenti minimi nazionali, alla contrattazione di secondo livello. A partire dal primo biennio economico 2024-2025, fermo restando il pur sempre penalizzante e ostativo quadro delle risorse nazionali erogate ed investite, il CCNL tenta un primo difficile recupero sui livelli tabellari, confermando, altresì, gli scatti di progressione economica orizzontale individuale (Peoi), il 3% del fondo incentivi, l’1% da destinarsi alla previdenza complementare e prevedendo un importo annuo per l’accesso di tutti gli operatori all’assistenza sanitaria integrativa. Un ulteriore importo destinato al welfare contrattuale si aggiunge a quanto già erogato al medesimo titolo nel 2023/24 con l’accordo del febbraio 2023. 

Le intese economiche, che riguardano il primo biennio economico 2024-25, devono essere tradotte in articolato e in tabelle condivise. La parte normativa, già condivisa, torna a confermare il ruolo politico e soprattutto identitario del CCN, ancora più necessaria ed essenziale in questo frangente che vede l’istruzione professionale, nel suo complesso e in ogni sua articolazione, sottoposta a una nuova e complessa fase di riforma e di sperimentazione. 

Il CCNL impegna, altresì, le parti a rinnovare il secondo biennio economico 2026-27, aprendo il confronto in tempi utili. 

Se entro il vigente mese di dicembre porteranno a termine positivamente la trattativa in corso, la parola conclusiva passerà ai livelli territoriali delle organizzazioni sindacali firmatarie e al parere dei lavoratori. Il compito dei dirigenti sindacali territoriali non sarà facile, ma fallire, rigettare quanto sin qui le parti hanno definito può significare una sola cosa: la fine della IeFP come settore nazionale delle politiche attive del lavoro e dell’istruzione. 

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