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Provette

STRUMENTI di LAVORO

Fabrizia De Cuia
  Il lavoro a distanza


• Paola Serafin
  Violenza contro il       
  personale della scuola


• Maria Grazia Penna
  Previdenza complementare
  Fondo Espero

I numerosi episodi di violenza

contro il personale della scuola

hanno sollecitato l’attenzione del Ministro Valditara

e del Senato, ma nel nostro Paese i contorni e le caratteristiche della violenza contro i docenti sembrano assumere coloriture peculiari ed

essere riconducibili a specifiche condizioni di contesto.

Dirigente scolastica e Segretaria Nazionale della CISL Scuola dal 2016

Violenza contro
il personale
della scuola

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Negli ultimi mesi il susseguirsi di episodi di violenza contro il personale della scuola ha sollecitato l’attenzione del Ministro Valditara e del Senato. Il primo è intervenuto con indicazioni sul coinvolgimento dell’Avvocatura dello Stato1 nella difesa del personale, mentre la 7ª Commissione permanente ha avviato audizioni sul “contrasto ai crescenti episodi di violenza nei confronti degli insegnanti e del personale scolastico”. 
Nonostante l’incremento di questo fenomeno sia segnalato da tempo anche in altre nazioni, nel nostro Paese i contorni e le caratteristiche della violenza contro i docenti sembrano assumere coloriture peculiari ed essere riconducibili a specifiche condizioni di contesto, richiedendo perciò una riflessione che interroga, insieme alle istituzioni ed alle famiglie, anche il sindacato.  

 

UNA FOTOGRAFIA SFOCATA 
Gli episodi di violenza sembrano essere trasversali, non sono state registrate particolari caratterizzazioni di background sebbene la ricerca scientifica su questo tema appaia meno diffusa di quanto sarebbe auspicabile. 
Con tutta probabilità il numero dei casi è addirittura sottostimato. Non esiste in Italia un sistema coordinato di rilevazione e categorizzazione di questi eventi, non sono disponibili dati ufficiali.  Parte del fenomeno rimane sommerso anche perché spesso i docenti neppure segnalano i fatti, sia per la delicatezza della relazione educativa in gioco, sia per la strisciante convinzione dell’inutilità di qualsiasi denuncia.  
Anche quando le vittime trovano la forza di segnalare, non di rado sperimentano una sostanziale solitudine di fronte alle aggressioni subite e addirittura la messa in dubbio delle loro capacità di insegnamento e di interazione con gli allievi, quasi l’opinione pubblica fosse più disponibile alla ricerca di giustificazioni verso gli aggressori che orientata ad esprimere solidarietà agli aggrediti.  

 

LA NARRAZIONE PUBBLICA DELLA SCUOLA 
Le aggressioni si consumano in uno scenario che ha visto in questi anni una narrazione dei media spesso concentrata su isolati episodi di patologia scolastica, contribuendo ad alimentare una generalizzata immagine negativa delle istituzioni formative e dell’operato del personale. Non sempre l’impegno e l’abnegazione della stragrande maggioranza degli operatori hanno trovato spazio nelle pagine dei quotidiani. Si è invece radicata la percezione di uno status sociale dei docenti di sempre minore prestigio ed autorevolezza.  
Inoltre, la digitalizzazione ha alimentato la convinzione che il sapere è ormai immediatamente accessibile, senza bisogno di mediazione. Nell’immaginario collettivo la funzione della scuola è stata progressivamente marginalizzata, smarrendo la centralità come agenzia formativa ed anche il ruolo, che le era riconosciuto, di ascensore sociale. Questi fattori hanno contribuito ad alimentare in alcuni la convinzione che la scuola sia un inutile obbligo più che una opportunità e, nello stesso tempo, hanno minato le basi di reciproca fiducia sulle quali si fondava tradizionalmente l’alleanza con le famiglie. Sarebbe davvero utile una diffusa campagna di comunicazione in grado di invertire il trend e focalizzare correttamente il ruolo delle istituzioni educative nella nostra società. 

IL PESO DELLA COMPETIZIONE E LA FUNZIONE EDUCATIVA 
Secondo alcuni commentatori la violenza verso i docenti è anche il naturale esito di una società stressante e sempre più competitiva, che si riflette nella scuola. La violenza negli istituti scolastici richiama dunque quella registrata ad esempio negli stadi o tra bande giovanili.  
È così oramai largamente sottolineata l’urgenza di accentuare, anche nelle Indicazioni curricolari, la funzione inclusiva, educativa e formativa della scuola, più che quella competitiva. Occorre intendere la scuola come un baluardo per la formazione del cittadino, orientata all’inclusione e all’accoglienza, alla valorizzazione delle differenze. Personalizzazione e flessibilità devono essere potenziate e rese possibili. Le misure da intraprendere possono vedere protagonisti insieme le famiglie e i Collegi dei docenti, nel dare rilievo al ruolo delle emozioni, nello sviluppare programmi per la non violenza e rendere maggiormente efficace ed incidente ogni forma di intelligenza emotiva e di condivisa attenzione verso gli allievi.  

 

EFFETTO PANDEMIA 
Il periodo di pandemia sembra infatti aver persino accentuato gli episodi di violenza, rendendo più cupo lo scenario e colpendo le relazioni tra le persone, aumentando la distanza verso l’altro, vissuto a lungo come potenziale minaccia.  
Viene così da alcuni richiamata la necessità di una mediazione più efficace rispetto ai bisogni psicologici degli allievi, con l’introduzione di figure come lo psicologo scolastico o di servizi di assistenza e supporto sia per gli alunni che per i docenti. È ripetutamente sottolineata l’urgenza di potenziare la formazione di tutto il personale perché siano rafforzate capacità di comunicazione inclusiva e competenze su tecniche deflative del conflitto e di gestione della classe.  
Appare inoltre rilevante il ruolo che può essere giocato dal RLS Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza. Il rischio di aggressione dovrebbe essere considerato nel garantire la sicurezza negli ambienti di lavoro, anche con procedure di rilevazione di cosiddetti eventi sentinella e individuazione di strategie di prevenzione.

 

ALLA RADICE DEI PROBLEMI 
Tutte le ragioni di analisi e le relative proposte di intervento che abbiamo sin qui ricordato appaiono condivisibili. Ma non esaustive. Dobbiamo infatti amaramente sottolineare che il parallelismo con il settore sanitario, altrettanto bersaglio di numerose violenze verso gli operatori, accomuna proprio i due comparti che sono stati oggetto prima di tagli lineari e di politiche di riduzione dei servizi e del personale, e poi di una spesa non compiutamente governata.  
In definitiva il fenomeno della violenza verso gli insegnanti alligna, con radici profonde, anche in una sostanziale trascuratezza che ha caratterizzato trasversalmente le diverse maggioranze parlamentari che si sono succedute in questi decenni negli interventi verso la scuola e nell’incapacità di ascoltare chi rappresentava i problemi e proponeva soluzioni. Trascuratezza che si è espressa nell’assenza di un progetto organico di sviluppo e si è tradotta in confusione normativa e persino nell’indebita assimilazione del personale ai cosiddetti “fannulloni” o “privilegiati”, contribuendo a sbiadire l’immagine della scuola.

 

RETRIBUZIONE E CCNL: IMPERDONABILI RITARDI 
Uno tra i fattori determinanti del progressivo indebolimento del prestigio dei docenti è riconducibile alla costante riduzione del potere di acquisto degli stipendi. Il personale della scuola è il meno pagato nella PA a parità di qualifica, e questo ne definisce lo status anche agli occhi dell’opinione pubblica, tanto che la professione docente non risulta più attrattiva nei territori che offrono alternative lavorative ben più remunerate.  
L’intervento sugli stipendi, a lungo richiesto dai sindacati, avrebbe dunque avuto, se attuato nei tempi dovuti, non solo un peso strettamente retributivo ma un importante significato sociale. La retribuzione è un condiviso indice sociale di rispetto e di riconoscimento del valore attribuito alla funzione svolta.  
Il ritardo enorme nella definizione dei contratti collettivi di settore ha inoltre progressivamente ridotto la possibilità di aggiornare la regolazione dei rapporti di lavoro; il prevalere della disintermediazione e di un orientamento manageriale ha favorito l’accentuazione della burocrazia amministrativa a scapito della dimensione educativa e formativa. In questo contesto il sindacato è stato vissuto come oppositore da contrastare, sono state avversate possibili intese e quando sono state raggiunte non hanno avuto applicazione, come è avvenuto ad esempio recentemente con il Patto per la scuola. L’insufficiente governo delle risorse e degli investimenti destinati alla scuola e il ritardo nella regolazione contrattuale hanno contribuito a determinare una situazione mortificante per tutto il personale scolastico, espressione di una miopia imperdonabile che ha condotto allo smantellamento progressivo dell’identità di una delle più rilevanti infrastrutture sociali del Paese.

 

FATTORI STRUTTURALI 
Alle ragioni appena elencate, dobbiamo aggiungere considerazioni di natura strutturale che non di rado sono motivo di esasperazione negli utenti. 
Una recente ricerca di Tuttoscuola2 evidenzia l’aumento del 224 per cento in sette anni del tasso di precarizzazione che ha raggiunto ormai il 25 per cento del personale docente. Inoltre, l’organico di potenziamento è assegnato senza tener conto delle richieste delle scuole, senza connessione con i progetti formativi ed è prevista una progressiva riduzione in ragione della denatalità. Si registra anche una forte insufficienza del personale ATA il cui ruolo è fondamentale per l’accoglienza, l’assistenza agli alunni, la pulizia dei locali e lo smistamento delle persone verso gli uffici. L’oscillazione degli indirizzi sulle politiche di reclutamento del personale ed il mancato intervento per assicurare opportunità di specializzazione per i docenti di sostegno, il continuo turn over dei docenti precari, i ritardi all’inizio dell’anno scolastico nelle assegnazioni delle supplenze annuali, possono essere occasione di disagi che si traducono spesso in contrasti con l’utenza. Le famiglie, in definitiva, attribuiscono con immediatezza le cause di disfunzionalità all’interlocutore diretto e cioè alla scuola ed al suo personale, esso stesso vittima di questi fattori.   In conclusione, appare evidente che il fenomeno della violenza verso il personale scolastico esige un approccio sistemico e multilivello, che non sia episodico né frammentario, che riporti la scuola al centro dell’attenzione delle politiche pubbliche.  
La violenza verso gli operatori della scuola è la punta di un iceberg, la manifestazione clamorosa e preoccupante di un disagio ampio e diffuso dovuto anche all’assenza di progettualità verso un settore che invece è vitale per il futuro del Paese. È tempo di avviare finalmente una stagione di interventi mirati e concertati per eliminare le criticità segnalate: la CISL Scuola ne è attore insostituibile con la concretezza delle sue proposte, fondate sulla conoscenza capillare della realtà formativa e animate da una vicinanza appassionata e costante al personale della scuola. 

1 Circolare 8/2/2023 n. 15184

2 https://www.tuttoscuola.com/docenti-precari-raddoppiati/ 

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