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Sabrina Boarelli
   Tutor e orientatori.
   Alla ricerca dell'orientamento perduto
   

•  Salvatore Inglima
   
ITS Acad
emy: un passo strategico di un
    cammino ancora lungo



 

APPROFONDIAMO

Tutor e orientatori.      Alla ricerca dell’orientamento perduto 

 È il tempo delle nuove Linee Guida per l’orientamento, nonché di norme per l’individuazione di docenti tutor e di orientatori. Tuttavia, la stagione normativa è incentrata per ora solo sugli ultimi tre anni di scuola secondaria di secondo grado, ma chi ha completato l’obbligo di istruzione può essersene già andato. 

Già direttore didattico e

dirigente tecnico con funzione di Dirigente USR Umbria

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E si torna a parlare di orientamento… 

Questo è infatti il tempo delle nuove Linee Guida per l’orientamento, nonché dell’emanazione di norme contenenti indicazioni per l’individuazione di docenti con funzioni di tutor e di orientatori, tutto ai fini dichiarati della personalizzazione dell’apprendimento, del riconoscimento del merito come valorizzazione dei talenti di ciascun alunno, dello sviluppo di autoconsapevolezza e autovalutazione, e ancora dell’orientamento ritenuto strategia privilegiata per combattere la dispersione scolastica. 

Obiettivi ambiziosi, sicuramente condivisibili, obiettivi che ci poniamo da tempo, sempre dichiarati, normati, dibattuti e altrettanto disattesi. Basterebbe rileggere le circolari ministeriali dal 1997 ad oggi, per non parlare delle Linee Guida per l’Orientamento emanate nel 2014, senza voler addirittura risalire all’istituzione della Scuola media unica (1962) definita “scuola orientativa” (art.1) o ai programmi del 1963 o quelli 1979 o, ancora, le Indicazioni Nazionali 2012 “… Tutta la scuola in genere ha una funzione orientativa in quanto preparazione alle scelte decisive della vita, ma in particolare la scuola del primo ciclo… intende favorire l’orientamento….”. 

Eppure in tutto il tempo trascorso attraversato da vari processi di riforma, nulla di quanto previsto è passato dalle buone intenzioni e dai conseguenti interventi rapsodici ad azioni che incidessero strutturalmente sul sistema e che facessero dell’orientamento quella dimensione trasversale che deve permeare il processo educativo. Grandi attese aveva generato l’emanazione di nuove Linee Guida, nella fiduciosa speranza che finalmente si intervenisse sull’intero sistema a cominciare da dove esso formalmente inizia, sin dalla Scuola dell’infanzia, così come lo stesso documento afferma. 

Tuttavia, la stagione normativa appena avviata è incentrata per ora solo sulla scuola secondaria di secondo grado, anzi solo sugli ultimi tre anni della stessa. Perché? Forse per aderire e far risultare raggiunto uno degli obiettivi individuati dal PNRR (M4.C1.R.1.4) laddove la riforma dell’orientamento, almeno in questa fase, è finalizzata a introdurre “… moduli di orientamento formativo … rivolti alle classi quarte e quinte della scuola secondaria di II grado per accompagnare gli studenti nella scelta consapevole di prosecuzione del percorso di studi o di ulteriore formazione professionalizzante (ITS), propedeutica all’inserimento nel mondo del lavoro”. 

Sicuramente è una finalità importante, probabilmente comporterà la riduzione dello skills mismatch tra istruzione e domanda di lavoro, ma è davvero solo questo quello che conta per riformare un sistema in modo tale da renderlo davvero in grado di rispondere alle esigenze degli alunni e personalizzare l’apprendimento, di dare a ciascuno di essi ciò di cui ognuno ha bisogno per realizzare le legittime aspettative di vita, per garantire quelle opportunità formative che potrebbero motivare a non abbandonare la scuola? 

“Gli obiettivi dell’intervento di orientamento - si legge nella nota ministeriale dispositiva - sono essenzialmente quelli di rafforzare il raccordo tra il primo e il secondo ciclo di istruzione e formazione, per una scelta consapevole e ponderata che valorizzi le potenzialità e i talenti degli studenti e, inoltre, di contribuire alla riduzione della dispersione scolastica e dell’insuccesso scolastico e favorire l’accesso alle opportunità formative dell’istruzione terziaria”. 

Ma non si contrastano dispersione scolastica e insuccesso formativo con interventi prioritariamente mirati alla scuola secondaria di secondo grado, soprattutto dopo il primo biennio, quando chi ha completato l’obbligo di istruzione può essersene già andato e quando la mancanza di competenze, o 

la frammentaria, parziale maturazione delle stesse, può aver ormai determinato spaccature forse non più riparabili. 

Se è così, allora si deve intervenire prima, iniziando con il chiedersi che cosa sia l’orientamento se lo si sgancia da una visione prettamente informativa e di transizione da un mondo (scuola) all’altro (lavoro) e lo si interpreta invece come il cammino che segna l’intero arco della vita di un individuo che si orienta, cioè si rivolge ad oriente, dove sorge il sole ed ha inizio il giorno e con esso la vita. È il cammino durante il quale il soggetto ha bisogno di punti di riferimento, di guide autorevoli, di appoggi per rialzarsi quando cade, di maturare competenze adeguate per poter leggere ed interpretare la realtà, per intervenire su di essa consapevolmente, per operare scelte commisurate ai propri interessi, alle proprie attitudini, ma anche consapevole dei propri limiti per riflettere sulle esperienze fatte, per individuare autonomamente i punti forti e i punti deboli delle scelte compiute per correggersi. 

Il processo educativo dovrebbe porre un’attenzione costante alla metacognizione per abituare gli alunni gradatamente a essere consapevoli delle operazioni che via via apprendono, in modo da poter scegliere in un repertorio sempre più ricco, per aiutarli a pensare in prospettiva, per imparare a prevedere le conseguenze di un’azione prima di farla e per valutare se è la più appropriata. 

Le abilità e le strategie di tipo metacognitivo sono indispensabili per l’auto-orientamento e come base per le azioni di supporto alle transizioni e al ri-orientamento. 

Il nostro tempo è dominato dall’incertezza e ciascuno è chiamato a costruire la propria vita senza poter prevedere gli eventi futuri né tantomeno avere punti di ancoraggio stabili dai quali partire o ai quali approdare. I cambiamenti avvengono con tale rapidità che pensare oggi a quello che “farò” o “sarò” domani non è più una categoria applicabile; diventa allora indispensabile essere competenti e poter disporre di strumenti e strategie per essere artefici della propria vita, in grado di auto-orientarsi di fronte ai cambiamenti e di scegliere consapevolmente. 

Ma far maturare competenze, far acquisire consapevolezza e aiutare la progressiva strutturazione dell’identità sono il risultato di un processo che si realizza in tutti gli anni, i mesi, i giorni, le ore di scuola come un processo continuo che chiama in causa l’intera azione educativa, tutti i gradi di scuola e tutte le discipline. Ecco perché si ritiene che un intervento limitato e settoriale non sia in grado di rispondere alle esigenze della personalizzazione degli apprendimenti né della valorizzazione dei talenti, tanto più perché affidato a figure tutoriali con compiti di diversa natura. 

Basti pensare alla delineata figura del tutor che avrà un gruppo dai 30 ai 50 studenti da seguire: come potrà dedicarsi ad attivare tali processi ed anche solamente avviare negli alunni le “riflessioni in chiave valutativa, auto-valutativa e orientativa sul percorso svolto e, soprattutto, sulle sue prospettive”

E il docente orientatore? La sua funzione sarà quella di gestire i dati forniti dal Ministero curandone l’integrazione con quelli specifici del territorio di appartenenza, ma sempre, e quasi esclusivamente, nell’ottica di agevolare la prosecuzione del percorso di studi o l’ingresso nel mondo del lavoro. 

Al momento, però, non abbiamo altro e dobbiamo cercare di interpretarlo come segnale che lascia intravedere una possibile, futura azione sul sistema nella sua globalità: la possibilità di mettere in sinergia tutti gli interventi attivati, anche come linee di investimento del PNRR, è un’occasione che non possiamo perdere. 

Per la prima volta ci sono risorse dedicate, sono stati finanziati progetti mirati alla riduzione dei divari e della dispersione scolastica e all’acquisizione di nuove competenze e nuovi linguaggi; è prevista un’azione che interesserà la scuola secondaria di primo grado: da qui ripartiamo con l’auspicio di intraprendere un nuovo percorso. 

Inoltre, la recente, e forse  inaspettata, numerosa adesione dei docenti a partecipare alle imminenti attività di formazione incentrate sulle figure del tutor e del docente orientatore ci consegna l’immagine di un docente che, al di là degli incentivi offerti, sceglie di mettersi in discussione e di scommettere su un nuovo modo di essere docente. E ciò lascia ben sperare nell’effetto moltiplicatore che potrebbe generarsi, ricordando sempre, però, che al centro del progetto dell’orientamento non ci 

sono gli insegnanti, come da spot televisivo, ma gli alunni da sostenere ed accompagnare nella realizzazione del personale progetto di vita. 

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