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Cinema
che (ancora) insegna 

La capacità del cinema di coinvolgere emotivamente lo spettatore,

e di erudirlo, è stata la ragione

del suo successo nel XX secolo.

Oggi il cinema è soffocato dalla TV

e poi da internet e poi dal digitale,

ma può contare ancora moltissimo dentro la scuola. 

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 Saggista, attivista, giornalista e critico cinematografico, letterario e teatrale italiano 

È una contraddizione che lo Stato possegga e conservi i film realizzati in Italia nel corso degli anni, e che questo patrimonio non venga utilizzato in rapporto alle sue molte possibilità di uso, per esempio scolastiche… Perfino le televisioni, che un tempo se ne nutrivano e su questo sono cresciute, hanno rinunciato da tempo alle benemerite rassegne di grandi film affidate a commentatori esperti e intelligenti. È una contraddizione che dozzine di film, speso veri capolavori di grandi e grandissimi registi come Fellini, Pasolini, Visconti, Antonioni, e di formidabili artigiani (e più che artigiani) come Zampa (i cui film migliori sono stati scritti da Vitaliano Brancati) o Blasetti, Camerini o Comencini, Monicelli o Germi eccetera eccetera, non siano messi a disposizione del lavoro degli insegnanti – e che gli insegnanti ignorino le potenzialità del loro uso. 

Per affrontare questo argomento in modo attivo, segnalando titoli anzitutto italiani, ma non solo, partirò da un film, 1860 di Alessandro Blasetti, realizzato senza fare economia nel 1934, nel pieno del regime fascista. Il fascismo diceva di richiamarsi al Risorgimento, di esserne la prosecuzione, e Blasetti era un fascista convinto, che aveva esordito con documentari che del fascismo esaltavano ideologia e progetto; ma era anche un convinto pacifista, al punto che di un suo film fantasioso e kolossal, La corona di ferro, presentato nel 1941 al festival di Venezia, il ministro nazista della cultura Goebbels disse che se, fosse stato un film tedesco, ne avrebbe fatto fucilare gli autori… 

1860, pensato per l’anniversario della morte di Garibaldi, raccontava di un giovane siciliano che attraversava l’Italia per dare al nostro eroe le informazioni necessarie sulla situazione dell’isola, in vista della spedizione dei Mille. Fu pensato a e scritto con Blasetti da un eminentissimo nostro intellettuale, Emilio Cecchi, ed è ancora un modello di precisione storiografica e di ricostruzione ambientale; potrebbe stimolare in una classe di scuola media o di liceo discussioni notevoli, non solo sulla nostra storia ma anche sulle contraddizioni del fascismo… E di queste, oggi, si potrebbe parlare con la dovuta distanza, in anni che possiamo tranquillamente chiamare “di destra”… 

1860 potrebbe, peraltro, venir visto all’interno di un piccolo ciclo di ricostruzione storica sulla nascita della nostra nazione, comprendente per esempio il capolavoro viscontiano (e lampedusiano) Il Gattopardo, e magari anche un povero film di Rossellini, Viva l’Italia, del 1961, girato in occasione dell’anniversario dell’Unità, che raccontava la spedizione del Mille con la disinvoltura di una “presa diretta” giornalistica, televisiva… 

I film come accompagnamento allo studio della storia? Perché no? È certamente importante la mano del professore, la sua cultura, la sua capacità di accompagnare gli allievi sollecitando le loro curiosità e dando loro delle risposte. 

E naturalmente non si tratta soltanto di cinema italiano, ché il mondo è grande e la storia degli altri popoli e delle altrui vicende può venire affrontata oggi avendo a disposizione, grazie al mercato dei dvd e grazie al computer, una quantità incredibile di titoli, per affrontare la storia di pressoché tutti i paesi, la storia delle guerre e delle rivoluzioni che ci riguardano ma anche la vita della gente comune, la cui conoscenza ci permetterebbe di sentire meno lontana quella, per esempio, degli immigrati e delle loro fatiche. Senza pregiudizi nei confronti di film di lettura più complessa e delicata come, per esempio, tanto per fare un titolo noto a quasi tutti, Il padrino di Coppola, che spiegò assai bene i modi in cui gli immigrati negli USA sono riusciti ad avere un peso in quella società solo attraverso organizzazioni interne, di fatto criminali come le mafie. 

La capacità del cinema di coinvolgere emotivamente lo spettatore, ma anche di erudirlo, è stata la ragione del successo di questa forma di comunicazione nel corso del ventesimo secolo. Oggi il cinema conta infinitamente di meno nelle società, soffocato dalla TV e poi da internet e poi dal digitale, ma può contare ancora moltissimo dentro la scuola: il cinema di ieri come quello di oggi, grazie anche, per esempio, ai tanti giovani appassionati di questo mezzo espressivo che ancora vi si dedicano raccontando il nostro presente e le sue contraddizioni, le sue disperazioni e le sue speranze. 

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