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MIGRAZIONI

• Roberto Impicciatore
  Le immigrazioni internazionali.
  Stereotipi e vantaggi
  di un fenomeno "normale"


• Matteo Orlandini
   
   Scuola, società, immigrazione in Italia.
   Un quadro a luci ed ombre


• Ulderico Sbarra
   Altomare

Scuola, società,
immigrazione in Italia.
Un quadro a luci e ombre

 

Terra di emigrazione per decenni, a partire dagli anni Settanta, l’Italia è diventata terra

di immigrazione. Storicità, frammentarietà dei gruppi, integrazione delle nuove generazioni tramite la scuola, il lavoro

e la religione disegnano un primo quadro

del fenomeno migratorio in Italia. 

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 Sociologo, dottorando in Sociologia e Ricerca Sociale
presso Alma Mater Studiorum – Università di Bologna 

Gli anni recenti hanno rimesso al centro del dibattito italiano la realtà e la sfida dell’immigrazione. Fatti eclatanti come le tragedie del mare – nel 2023 in particolare quella avvenuta a Cutro – i nuovi e vecchi conflitti bellici – nel 2022 la guerra tra Russia e Ucraina e nel 2023 quella tra Israele e Hamas e i più silenziosi nel Nagorno Karabach, in Siria, nello Yemen – i numeri crescenti degli arrivi da Paesi terzi e lo sforzo italiano per un piano per l’Africa hanno acceso i riflettori della comunicazione politica (e non solo) su uno dei fenomeni, l’immigrazione appunto, che con più incidenza cambia il volto della società. 

Per addentrarci nel tema, partiamo da alcuni numeri. Secondo l’autorevole XXIX Rapporto sulle migrazioni 2023 della Fondazione Ismu (2024), a gennaio dell’anno scorso la cifra di stranieri presenti sul territorio italiano si aggirava attorno ai 5 milioni e 775mila, con una decrescita di 55mila unità rispetto al 2022 e lontana dal picco del 2019 (5 milioni e 962 mila). Diminuisce in particolare la componente irregolare: grazie alle procedure di “emersione 2020”, gli stranieri irregolari passano da 506mila a 458 mila persone (Istat 2023). 

Come scrive Colucci (2018), questi numeri sono il frutto di un processo molto lungo. L’Italia, per decenni terra di emigrazione, a partire dagli anni Settanta è diventata terra di immigrazione. Si ricordano in particolare gli arrivi in massa nei primi anni Novanta dall’Albania, i flussi continui dalla Romania e nell’ultimo decennio le rotte mediterranee, dopo il fallimento delle Primavere arabe. Proprio attorno a questi grandi eventi si susseguono gli interventi normativi, dalla legge Martelli (1990) alla Turco-Napolitano (1998), alla Bossi-Fini (2002) sino al decreto Salvini (2018). 

Per quanto riguarda le nazionalità, marocchini, albanesi, ucraini (+153mila nel 2022) e cinesi compongono il 40% dei residenti stranieri regolari in Italia. Seguono undici cittadinanze con quote tra il 2 e il 5%: India, Bangladesh, Egitto, Filippine, Pakistan, Moldova, Sri Lanka, Senegal, Nigeria, Tunisia e Perù. Questo lungo elenco ci mostra così un altro elemento distintivo del fenomeno migratorio in Italia: esso è un mosaico di nazionalità, molto diverso dall’omogeneità del caso francese (che ospita grandi comunità magrebine) o tedesco (dove sono i turchi la presenza preponderante). 

Il contributo della popolazione straniera al bilancio demografico dell’Italia è sempre positivo, ma in via di attenuazione: 53mila nascite nel 2022 (su 393mila complessive) contro le 80 mila del 2012 (su 534mila). Questo dato plastico ci restituisce un’ulteriore direzione dell’immigrazione nel nostro Paese: i trend di fertilità tendono a uniformarsi nel tempo, così la crisi demografica non può essere affrontata contando unicamente sulla componente straniera (ci vorrebbero ulteriori 500mila ingressi annui). 

A queste brevi considerazioni ne possiamo aggiungere una ulteriore: l’Italia sta affrontando ormai il passaggio dalla seconda alla terza generazione di immigrati. Questo è lo “snodo strategico” per comprendere se il Paese ha compiuto il processo d’integrazione e di scambio tra società accogliente e migranti. 

Guardiamo allora ad alcune tendenze in atto. Il totale degli alunni con background migratorio nell’anno scolastico 2021/2022 è di 872.360 (+116.421 in dieci anni), secondo i dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito (2023), pari al 10,6% del totale degli iscritti nelle scuole italiane, dall’infanzia alle secondarie di secondo grado, e più del 65% di questi studenti stranieri sono nati in Italia. La riuscita scolastica degli alunni con background migratorio rimane problematica, anche se in netto miglioramento: il ritardo riguarda un quarto degli stranieri e l’8,1% degli italiani. Come riportato da Santagati (2024), nel 2022 gli Early Leavers from Education and Training (ELET) nati all’estero sono ancora il 28,7% dei 18-24enni stranieri, ovvero il triplo degli autoctoni, che scendono al 9,7%. Mentre, se osserviamo i cosiddetti NEET – giovani non in istruzione, formazione e lavoro − il trend dell’ultima decade fa emergere una certa stabilità: i NEET nati all’estero sono il 29% del totale dei giovani fra i 15 e i 29 anni, residenti in Italia, (gli italiani il 17,9%). 

Relativamente alle scelte scolastiche, gli alunni stranieri somigliano sempre più agli autoctoni: il numero degli studenti con background migratorio iscritti agli istituti tecnici rimane stabile, si riduce quello negli istituti professionali mentre cresce la presenza nei licei. Scelgono gli istituti professionali soprattutto i ragazzi nati all’estero, mentre gli immigrati di seconda generazione prediligono i licei. Rispetto ai risultati scolastici, i dati INVALSI (2023) mostrano come nella classe V della scuola secondaria gli studenti stranieri abbiamo performance inferiori agli studenti italiani in Italiano e Matematica, ma superiori in Inglese (reading e listening): gli alunni stranieri di prima generazione sovraperformano rispetto a quelli di seconda generazione in Inglese, mentre questi ultimi migliorano i risultati degli studenti nati all’estero sia in Italiano che in Matematica.

La fotografia che emerge da diverse ricerche, e da questi brevi dati, è in chiaroscuro: tendenze all’integrazione e a nuovi protagonismi degli studenti immigrati e delle loro famiglie, così come di tante esperienze della società civile, si mescolano alle difficoltà culturali e strutturali ancora presenti nel tessuto scolastico italiano (Argentin 2022; Santagati 2022)1

Infine, un accenno all’integrazione lavorativa e a quella religiosa. Partendo da un dato di etno-stratificazione della società italiana, che segnala una povertà assoluta e relativa molto più elevata tra le famiglie straniere (30,6% delle famiglie straniere è in povertà assoluta contro il 5,7% dei nuclei italiani), il lavoro rimane una delle principali forme di integrazione sociale, pur scontando gli annosi problemi del lavoro straniero pesante, pericoloso, precario, poco pagato e penalizzante socialmente (Ambrosini 2020, Zanfrini 2024). 

Anche la partecipazione religiosa degli immigrati ha un ruolo attivo nell’integrazione sociale: legami, identità, mutuo aiuto ruotano spesso attorno all’appartenenza etno-religiosa. D’altro canto, l’Italia sperimenta in questi anni uno scenario inedito di pluralismo religioso, con la presenza di ampie comunità islamiche (si stimano 1.700.000 musulmani), ma anche numerose denominazioni cristiane (1.500.000 ortodossi, 900.000 immigrati cattolici e 200.000 protestanti), così come induisti (160.000), buddhisti (120.000) e sikh (90.000) (Ambrosini et al. 2022). 

Storicità dell’immigrazione, frammentarietà dei gruppi, assimilazione delle scelte riproduttive, integrazione delle nuove generazioni tramite la scuola, il lavoro e la religione disegnano così un primo quadro del fenomeno migratorio in Italia, fatto di luci e di ombre, di slanci altruistici e di paure, in una costante incertezza sulla strada da proporre a chi arriva, spesso da molto lontano. 

Bibliografia 

Ambrosini M. (2020), L’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro: criticità e cambiamenti del modello italiano di inclusione, in CNEL, XXIV Rapporto mercato del lavoro e contrattazione collettiva

Ambrosini M., Naso P. e Molli S.D. (2022), Quando gli immigrati vogliono pregare. Comunità, pluralismo, welfare, Il Mulino. 

Argentin G. (2022), Le due facce della segregazione scolastica. Insegnanti e studenti nelle classi multiculturali, in Santagati M., Colussi E. (a cura di), Alunni con background migratorio. Famiglia, scuola, società. Rapporto nazionale, FAMI-Ministero dell’Istruzione, Fondazione ISMU, Milano, pp. 59-70. 

Camera dei Deputati (2022), Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza, A.C. 105 e abb.-A, Dossier 52/2. 

Colucci M. (2018), Storia dell’immigrazione straniera in Italia. Dal 1945 ai nostri giorni, Carocci. 

Fondazione ISMU (2024), Ventinovesimo Rapporto sulle migrazioni 2023, FrancoAngeli. 

INVALSI (2023), Rapporto INVALSI 2023

Istat (2023), Cittadini non comunitari in Italia, anni 2022-2023, Roma. 

Ministero dell’Istruzione e del Merito (2023b), Gli alunni con cittadinanza non italiana. A.s. 2021/2022, Ufficio Gestione Patrimonio Informativo e Statistica, Roma. 

Santagati M. (2022), Tra famiglia immigrata e scuola. Alleanze strategiche per una scuola inclusiva, in Santagati M., Colussi E. (a cura di), Alunni con background migratorio. Famiglia, scuola, società. Rapporto nazionale, FAMI-Ministero dell’Istruzione, Fondazione ISMU, Milano, pp. 39-58. 

Santagati M. (2024), La scuola, in Fondazione ISMU (2024), Ventinovesimo Rapporto sulle migrazioni 2023, FrancoAngeli. 

Zanfrini L. (2024), “Il lavoro”, in Fondazione ISMU (2024), Ventinovesimo Rapporto sulle migrazioni 2023, FrancoAngeli. 

(1) Proprio sulla realtà degli alunni stranieri, si accende in Italia, a fasi alterne, un dibattito culturale sulla possibilità dell’acquisizione di cittadinanza tramite il cosiddetto ius scholae (Camera dei Deputati 2022). 

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