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APPROFONDIAMO


Il benessere a scuola:
azioni, iniziative
e programmi

Cessata la pandemia, il benessere torna ad essere un tema dominante, uno degli obiettivi prioritari delle politiche nazionali e sovranazionali. Ecco un excursus storico sulle politiche sul benessere nell’ambito dell’istruzione e un ventaglio di azioni contemporanee volte a promuoverlo. 

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Già Direttrice didattica, Dirigente tecnico

con funzione di Dirigente USR Umbria

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Mai come in questo momento, il tema del benessere è tornato a occupare una posizione centrale fuori e dentro le aule scolastiche sia perché la pandemia ha portato allo scoperto tutte le criticità e i problemi che coinvolgono studenti ed insegnanti, sia perché le veloci trasformazioni sociali che attraversano il nostro mondo e il tempo attuale stanno determinando l’insorgenza di nuovi bisogni, la soddisfazione dei quali viene considerata fondamentale per raggiungere il benessere. 

Ma che cosa si intende per benessere? Il rapporto della Commissione Salute dell'Osservatorio europeo su sistemi e politiche per la salute lo definisce come “lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di ben-essere che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società”, senza dimenticare che l’OMS, già nel 1948, definiva la salute come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplice assenza di malattia». 

Il legame tra salute e benessere è dunque innegabile e, pur se con le diverse accentuazioni e motivazioni assunte negli anni, il sistema scolastico si è sempre occupato di promuovere azioni rivolte all’educazione alla salute, alla prevenzione del disagio, alla promozione della salute. 

Una delle prime iniziative va rintracciata nel progetto Giovani 93 (1989) promosso dall’Ufficio Studi dell’allora Ministero della P.I. Il documento “Primi orientamenti” sul progetto Giovani 93 prevedeva uno sviluppo triennale dell’educazione alla salute, i cui temi possono essere riassunti nello star bene: star bene con se stessi, con gli altri e con il mondo, in famiglia, nella scuola, nel proprio territorio. 

Le iniziative più rilevanti furono comunque quelle originate dalla Legge 26 giugno 1990, n. 162, la legge antidroga, che affidava al Ministero della P.I. il compito di «coordinare e promuovere attività di educazione alla salute» nella scuola. 

Il Ministero avviò a questo scopo i pluriennali progetti Ragazzi 2000, Genitori, Arcobaleno, per rinforzare e alimentare i ruoli e le potenzialità educative della scuola. 

La scelta politica, nel decidere che le scuole dovessero fare attività di educazione alla salute e nel proporre loro i suddetti progetti, fu quella di fornire indicazioni, spunti e occasioni per trasformare la scuola in luogo di vita, dove si sta volentieri, prevenendo così anche la dispersione scolastica (il progetto Ragazzi 2000 aveva, tra le azioni, anche il progetto DI.SCO.). 

Non è possibile effettuare qui l’esame approfondito delle note ministeriali che avviarono i suddetti progetti, ma se a qualcuno venisse vaghezza di farlo si segnala la lettura di almeno queste tre Circolari: la n. 240 del 1991, la n. 362 del 1992, la n. 120 del 1994. Leggendole, mentalmente escludendo i riferimenti temporali e le motivazioni che ne rappresentarono la genesi, si resta stupiti per la loro attualità: sono trascorsi più di trenta anni e ci poniamo ancora gli stessi obiettivi e cerchiamo ancora le soluzioni. 

Due stralci, a mo’ di esempio: “Si fa di solito riferimento alla definizione di salute dell'OMS, che parla di benessere fisico, psichico, mentale, sociale e anche morale… e, se si parla di equilibrio, si aggiunge che esso va inteso in modo dinamico, che chiama in causa… la cultura della persona: cultura intesa non tanto come un «bagaglio» da portare con sé, quanto come un modo di essere, di pensare, di progettare, di agire e d'interagire… Star bene è un infinito che assume valore programmatico e quasi provocatorio, perché suggerisce un immediato confronto con la situazione personale vissuta e con il contesto in cui questa acquista senso e va dialettizzata. Esso va coniugato non solo in prima persona, ma in tutte le persone della grammatica: io, tu, lui, noi, voi, loro. E non solo all'indicativo, che si trova così spesso smentito dalla realtà, ma anche all'imperativo e al condizionale, per identificare le prospettive sulle quali lavorare perché la salute sia un bene di tutti, secondo la logica della solidarietà” (1991). 

Arriviamo al 2007, quando l’allora ministro Fioroni emanò la direttiva dal titolo “Piano nazionale per il benessere dello studente. Linee d’indirizzo per l’a.s. 2007-2008” indicando i percorsi formativi che mirano a promuovere nella scuola situazioni di benessere, di agio e di motivazione, tradotti in comportamenti consapevoli e responsabili nell’ambito di 10 aree di intervento che vanno dagli stili di vita corretti (alimentazione, sport, prevenzione delle dipendenze…) all’accoglienza della diversità, alla legalità, all’uso delle tecnologie… Fu aperto anche il sito www.benesserestudente.it e definite le azioni con il Piano “Viviti bene”

La domanda che ci si pone è se i risultati positivi ottenuti, e ce ne furono, hanno implementato il sistema o tutto si è risolto in buone pratiche, legate alle vicende di governi o di singoli soggetti. 

Negli ultimi anni ha iniziato comunque a diffondersi l’idea della prevenzione come comportamento che sappia farsi carico della conservazione e della promozione della salute, come un bene primario del singolo e della collettività, rappresentando uno degli obiettivi prioritari contenuti in tutte le Raccomandazioni europee e nel programma d’azione dell’Agenda 2030. 

Alla fine del 2018, l’allora Ministro Bussetti sottoscrisse con l’Ordine degli Psicologi (CNOP) e con la Società Italiana di Pediatria due protocolli d’intesa per promuovere stili di vita corretti tra gli studenti. 

I due accordi avevano vari obiettivi, fra i quali quelli di diffondere la cultura della salute e del benessere nelle scuole, prevenire forme di disagio e di malessere psicofisico e avviare attività formative sulla prevenzione di comportamenti a rischio per la salute rivolte a docenti, genitori e studenti. 

Nell’ambito dei due protocolli fu inoltre promosso il progetto pilota Benessere a scuola, che in una prima fase (a.s. 2018-19) riguardò tre regioni (Liguria, Abruzzo, Calabria) e coinvolse 60 scuole, circa 31.000 studenti e 3900 docenti. Il progetto puntava, fra l’altro, a incrementare l’attenzione dei ragazzi alla cura del proprio corpo, delle abitudini di vita e dell’affettività, a migliorare la vivibilità e il clima sociale all’interno delle scuole e a prevenire casi di disagio e abbandono scolastico. 

I risultati ottenuti dalle attività svolte non sono stati oggetto di restituzione nazionale e probabilmente non terminarono, in quanto la pandemia irruppe e modificò tutti gli assetti della vita non solo scolastica. 

Nel mese di febbraio 2019, sempre il ministro Bussetti siglò un ulteriore protocollo d'intesa con l’allora ministro della Salute, con l’intento di adottare un approccio intersettoriale nelle politiche per la salute. In questo processo la scuola rappresenta un momento fondamentale di informazione e formazione. 

Tra le novità anche il documento "Indirizzi di policy integrate per la Scuola che promuove salute", di cui si suggerisce la lettura, finalizzato a favorire l’inserimento nel curriculum formativo degli studenti delle scuole di ogni ordine e grado la “Promozione della salute”, non come una “nuova materia”, ma come una proposta educativa continuativa e integrata lungo tutto il percorso scolastico: una scuola che promuove salute adotta un approccio globale, finalizzato a sviluppare le competenze individuali di tutti i componenti della comunità scolastica e a migliorarne l’ambiente fisico e sociale, aprendosi al territorio e rafforzando la collaborazione con la comunità locale. A tali principi si ispira la rete europea delle Scuole che promuovono salute (S.H.E.) alla quale afferiscono anche molte scuole italiane. 

Sempre nello stesso anno, nel mese di agosto, viene emanata la Legge n. 92 del 2019, relativa all’insegnamento dell’educazione civica, che promuove anche l'educazione stradale, l'educazione alla salute e al benessere. 

E poi arriva il mese di marzo 2020: la pandemia travolge e sconvolge ogni aspetto della vita, insieme alle certezze sui nostri sistemi, in primis quelli educativi, e tutto cambia. 

Si cerca di fronteggiare il disagio e il malessere degli studenti con interventi che vanno dalla stipula del protocollo d’intesa tra Ministero dell’istruzione e l’ordine degli psicologi (CNOP) - ottobre 2020 - e alle correlate Linee di indirizzo per la promozione del benessere psicologico a scuola, al Piano Scuola Estate 2021, che invita le scuole ad orientare le proposte didattiche e aggregative maggiormente verso l’educazione del benessere emotivo, fondamentale per “recuperare” e rafforzare le competenze relazionali. Si ricordano qui anche i finanziamenti assegnati alle istituzioni scolastiche per fornire supporto psicologico a studenti e docenti per rispondere a traumi e disagi derivanti dall’emergenza Covid-19, nonché per prevenire l’insorgere di forme di disagio e/o malessere psico-fisico. 

E ancora: nel 2022 il Ministro dell’Istruzione e il Ministro della Salute sottoscrissero il Protocollo d’intesa “Tutela dei diritti alla salute, allo studio e all’inclusione” per attivare programmi e iniziative per la tutela e la promozione della salute e del benessere psicofisico di studentesse e studenti, famiglie e insegnanti. 

Tali interventi sono stati sufficienti o le criticità fatte emergere dalla pandemia erano così forti e profonde da non consentirci di tornare a stare bene? Si ricorda che cosa ci ripetevamo in quei mesi? “Andrà tutto bene”. Ecco, forse non è andato e non va tutto bene; le trasformazioni e le tensioni sociali, la crisi economica, gli eventi drammatici che hanno sconvolto il mondo in questi ultimi 3-4 anni non hanno forse permesso di rielaborare i vissuti di malessere, ma li hanno invece esacerbati. Evidentemente non si può tornare ad essere come prima, come se nulla fosse accaduto, visto l’aumento dei fenomeni di aggressività e di violenza e di ribellione, di abbandono, di crisi, di burnout in ogni contesto di vita e, in particolare, in ambito scolastico. Ed è perlomeno inquietante il fatto che per recuperare serenità e ristabilire un clima di benessere si debba ricorrere alle modifiche del codice penale! 

Per concludere: il benessere è attualmente il tema dominante e uno degli obiettivi prioritari delle politiche nazionali e sovranazionali, e le azioni rivolte a promuoverlo interessano tutti gli ambiti della vita. Si segnalano, ad esempio, le Linee Guida dell’OMS sulla promozione della salute mentale nei luoghi di lavoro (ottobre 2022), ideate al fine di costruire una cultura del lavoro capace di coniugare il benessere e la produttività delle persone; le modifiche apportate al Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (giugno 2023), secondo cui “Il dirigente cura, compatibilmente con le risorse disponibili, il benessere organizzativo nella struttura a cui è preposto, favorendo l'instaurarsi di rapporti cordiali e rispettosi tra i collaboratori…”; e, per tornare al mondo della scuola, partendo dal presupposto che il benessere dei discenti insieme a quello dei docenti è essenziale per creare ambienti di apprendimento sani, sicuri e stimolanti, il tema annuale di eTwinning 2024 sarà “Benessere a scuola”. 

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