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Giftedness:
è davvero
un dono?

I bambini "gifted" rappresentano

una nuova sfida per gli insegnanti,

chiamati ad adottare misure specifiche per ampliare la didattica e per diversificarla. Solo così questi bambini troveranno

la strada che conduce alla realizzazione della vita secondo la loro misura.

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Già Direttrice didattica, Dirigente tecnico

con funzione di Dirigente USR Umbria

Ci sono bambini invisibili, bambini che spesso “si perdono nel bosco”, bambini che lasciano sassolini lungo il loro percorso, ma, come altri che abbiamo iniziato a conoscere per prendercene cura, spesso non ritrovano la strada né per andare a scuola né per tornare a casa.
Sono quei bambini speciali che pensano e sentono in modo differente.
Sono quei bambini pieni di interessi, che chiedono continuamente spiegazioni, curiosi, intraprendenti, creativi, dotati di grande immaginazione.
Sono quei bambini ai quali vanno strette le regole imposte autoritariamente o non eticamente accettabili, quei bambini per i quali è difficile – se non impossibile – stabilire e valutare il raggiungimento di traguardi standardizzati, quei bambini che non sanno che cosa significhi imparare metodicamente, quei bambini che discutono i dettagli, che non si accontentano di risposte sommarie e frettolose alle loro domande, che ti dicono e replicano con un: ”Non mi convince, ora vado a riflettere” e poi elaborano teorie e spiegazioni convincenti e logiche.


Sono quei bambini con particolari attitudini e abilità eccezionali in alcuni ambiti (musica, scienze, matematica, meccanica, arte…), ma anche carenze in altri, sono quei bambini che talvolta hanno idee bizzarre, formulando ipotesi innovative e creative, sono quei bambini che vivono con grande intensità, ma sono anche quei bambini che a volte soffrono per la loro condizione perché non sono capiti, accettati e che corrono il rischio dell’omologazione quando non addirittura di essere considerati “bambini con disabilità”.

Sono quei bambini definiti Gifted (dono), plusdotati o ad alto potenziale cognitivo (APC) o bambini zebra. Gli psicologi li differenziano in base al loro Quoziente Intellettivo che quando supera il 120 viene considerato come alto potenziale cognitivo, dal 130 in poi come plusdotazione. L’intelligenza, però, non è solo una questione di QI, che costituisce un’indicazione approssimativa e globale di un profilo molto più complesso.

 

L’intelligenza, lo sappiamo, è il risultato dinamico della stretta interdipendenza funzionale fra tutti i processi della vita psichica, tra cui le emozioni, i sentimenti, le relazioni e ciò che caratterizza, tra l’altro, i bambini plusdotati è la loro ipersensibilità emotiva e a volte sensoriale, molto più immatura rispetto al livello intellettivo, tanto da presentare spesso una discrepanza tra sviluppo cognitivo e sviluppo emotivo.

Ed ecco perché questi bambini speciali hanno dei bisogni educativi speciali, ma sarebbe più corretto dire “specifici”, tali da dover essere seguiti nel loro percorso di vita e scolastico, pena la perdita di grande potenziale umano e il rischio che il loro talento si trasformi in motivo di emarginazione, bassa autostima, disagio e abbandono scolastico.

Si stima siano tra il 5-8% degli alunni, ma è un mondo poco conosciuto e soprattutto sono poche le persone (famiglia e scuola in primis) a riconoscerlo e a prendersene cura.

La conoscenza, dunque, del mondo speciale con il quale famiglia e scuola si trovano a confrontarsi è fondamentale per trovare strategie che non mortifichino il bambino e che gli permettano di crescere e di svilupparsi in base alle sue modalità particolari, che lo aiutino a sentirsi visto (togliamolo dall’invisibilità), compreso e accettato.

 

La scuola quasi sempre rappresenta il contesto di vita più difficile e delicato perché rivelatore della differenza di funzionamento che talvolta marginalizza il bambino e lo fa essere in difficoltà di fronte a compiti che vive come noiosi e ripetitivi, di fronte alla delusione dell’aspettativa di entrare in luogo capace di arricchire il suo sapere, di fronte ad insegnanti che non sempre comprendono la sua modalità di funzionamento e tendono a farlo adattare e allineare agli standard della classe.

 

I bambini gifted rappresentano una nuova sfida per gli insegnanti chiamati ad adottare misure specifiche per ampliare la didattica e per diversificarla, così come hanno imparato, nel tempo, a fare con tutti i bambini con bisogni educativi speciali quali difficoltà di apprendimento, disturbi del neurosviluppo o altro. È un ulteriore elemento per rendersi conto che ormai in una classe non si deve rendere tutti uguali, ma lavorare con le differenze ed è pertanto ormai inevitabile e necessario trasformare la didattica in modalità inclusiva e cooperativa, progettando ed organizzando ambienti di apprendimento efficaci e diversificati.

La presenza di bambini gifted può rappresentare un’ulteriore occasione per progettare una didattica inclusiva, valida per tutti, che preveda, ad esempio, l’organizzazione dei materiali (libri, schede, software, materiali integrativi e di approfondimento…) con livelli graduati di difficoltà e di complessità, la riflessione sugli stili di apprendimento e sulle conseguenti sfaccettature dell’intelligenza, la mediazione tra pari perché i bambini plusdotati possono rappresentare una vera e propria risorsa nei gruppi di apprendimento cooperativo, la didattica laboratoriale, centrata su compiti di realtà…

 

Si rimanda alla competenza e alla creatività professionale degli insegnanti proseguire con l’elenco…e torna in primo piano la formazione: i docenti non possono – e non debbono – formulare diagnosi, ma debbono poter disporre di strumenti conoscitivi per individuare alcune caratteristiche, cogliere i “segnali”, interpretarli e, conseguentemente, adottare le misure più idonee per dare risposte specifiche a bisogni speciali. Ci sarà poi il tempo, se necessario, per gli specialisti, per le certificazioni.

 

Nel nostro Paese non esiste una legislazione che fissi dei parametri di valutazione o norme specifiche per questi bambini, come ad esempio in altri Paesi europei (flessibilità dei percorsi scolastici, attività extrascolastiche...), salvo la possibilità, in presenza di certificazione e con parere unanime dei docenti e del consiglio di classe, di accedere all’esame di idoneità per l’anno di corso successivo a quello cui possono essere ammessi a seguito di scrutinio finale (D.M. 8 febbraio 2021 n. 5).

Nel 2018 il MIUR istituì un tavolo tecnico per definire le Linee Guida per la plusdotazione, completate nel luglio 2019, ma mai emanate. Il Ministero dell’Istruzione ha solo – e finalmente – riconosciuto i bambini gifted inserendoli tra gli alunni con bisogni educativi speciali (BES) con una nota del mese di aprile 2019. Questo permette ai docenti di “valutare l'eventuale convenienza di un percorso di personalizzazione formalizzato in un PDP” per valorizzare il loro talento e la loro diversa, tipica modalità di apprendimento.

 

Non dimentichiamo però che la personalizzazione, il riconoscimento e la valorizzazione dei talenti di ognuno è obbligo etico consegnato all’intera comunità scolastica, ai dirigenti, ai docenti, ad ognuno per la sua parte di competenza , in quanto tutti contribuiscono a realizzare una scuola di qualità, equa e inclusiva, andando oltre le etichette e la formalizzazione in documenti che rischiano di stigmatizzare una situazione, ma non incidono su un cambiamento funzionale al successo formativo di ogni soggetto.

 

Il sistema scolastico deve prendersi cura di tutti, di chi fa più fatica e rischia di abbandonare la scuola, ma anche di chi ha potenzialità e talenti che non possiamo disperdere: un capitale umano da valorizzare, risorsa per ognuno e per il gruppo e, insieme, risorsa per la crescita e per lo sviluppo del Paese.

 

E se seguiamo i sassolini lasciati dai bambini lungo il loro percorso e li raccogliamo, sicuramente questi bambini troveranno la strada, quella strada che conduce alla realizzazione della vita secondo la loro misura.

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