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Forme rotonde

i GRANDI

TEMI

la PACE

• Daniele Novara
  Imparare a litigare per educare alla pace


• Carlotta Bellomi, Silvia Gison, Elisa Rocco
  Costruire la pace partendo dalle scuole


• Mauro Ceruti
  Di guerra in guerra

Costruire
la pace partendo dalle scuole

Circa un bambino su sei nel mondo

vive in una zona di conflitto armato:

di fronte a questo scenario estremamente critico siamo convinti che la scuola possa essere un contesto fondamentale per costruire un mondo di pace, contribuendo al cambiamento di prospettiva e contagiando spazi

sempre più ampi della società.

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Antropologa, guida l’area Scuola di Save the Children Italia. 

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International Humanitarian Advocacy & Policy Officer per Save the Children Italia 

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Laureata in Comunicazione Sociale, lavora a Save the Children, nell’area della comunicazione e dell’istruzione

Una proposta di lavoro di Save the Children

a cura di Carlotta Bellomi, Silvia Gison, Elisa Rocco

 

Circa un bambino su sei nel mondo vive in una zona di conflitto armato: di fronte a questo scenario estremamente critico siamo convinti che la scuola possa essere un contesto fondamentale per costruire un mondo di pace, contribuendo al cambiamento di prospettiva e contagiando spazi sempre più ampi della società. 
Proprio di fronte ai temi più difficili, la scuola non può tirarsi indietro, ma deve poter accompagnare gli studenti in un percorso di crescita e consapevolezza. Un percorso che, sulla base della nostra esperienza nelle scuole italiane, consigliamo di progettare a partire da quattro aspetti:

 

ASCOLTARE 
Per iniziare, mettiamoci in ascolto di ciò che gli studenti sanno dell’argomento, partiamo dall’idea che si sono fatti della guerra (o di un conflitto specifico). Non dimentichiamoci di lasciare il giusto spazio alle emozioni, che possono essere anche molto forti quando si tocca un tema come la guerra, per questo è fondamentale dare spazio a dubbi, domande, riflessioni.  
Procediamo analizzando insieme la situazione e le notizie più recenti, ricordandoci di impostare una discussione appropriata alla loro età, pur senza minimizzare. Anche i bambini hanno spesso accesso diretto alle informazioni relative alla guerra: è fondamentale aiutarli a gestire il rischio di «indigestione di contenuti», accompagnandoli nella modalità di fruizione delle notizie e lasciando spazio alla condivisione per rielaborare ciò che si è visto e conosciuto in contesti extrascolastici, senza lasciarli soli di fronte alle notizie drammatiche.

 

APPROFONDIRE 
Il secondo passo è quello di approfondire il tema attraverso un percorso interdisciplinare: per questo abbiamo creato una collezione di attività per affrontare il tema della guerra e della pace attraverso un approccio inclusivo e partecipativo. 
È importante tenere aperta una «finestra sul mondo», per lavorare sul contrasto ai pregiudizi: raccontare i Paesi in guerra non soltanto come luoghi di morte e conflitto, ma restituirne le sfaccettature e le complessità, facendoli conoscere anche da un punto di vista geografico, naturalistico e culturale.  
Può essere molto utile avvicinare gli studenti e le studentesse al tema attraverso la lettura di libri, poesie, testimonianze o la visione di film, ponendo attenzione sia rispetto all’età di fruizione consigliata, sia alle specifiche sensibilità e caratteristiche della propria classe. Inoltre, si può dare spazio alle testimonianze di loro coetanei nei conflitti: le storie personali possono servire a comprendere meglio e a promuovere l’empatia e l’immedesimazione.  

 

TRASFORMARE E AGIRE 
Un altro aspetto importante è quello di dare spazio al protagonismo degli studenti attraverso la rielaborazione attiva dei percorsi proposti: ad esempio si possono organizzare azioni di sensibilizzazione (es. flash mob, mostre, podcast, …) o solidali (es. raccolta fondi, raccolta beni, …). La scuola può diventare un punto di riferimento per il coinvolgimento più ampio della comunità, collaborando anche con le istituzioni e organizzando insieme iniziative culturali, solidali, di incontro e reciproca conoscenza. 

ESERCITARSI ALLA PACE 
Per i bambini e i ragazzi i gesti simbolici e rituali sono importanti, perché aiutano a ricomporre le paure, donano speranza e fanno sentire parte di una comunità più grande. Al tempo stesso, siamo consapevoli che i gesti rituali siano sì importanti, ma non sufficienti. Costruire la pace è una competenza da acquisire nel tempo, richiede conoscenze, abilità, esercizio. Una vera educazione alla pace richiede di essere inserita in un’ampia intenzionalità e coerenza educativa, che passa attraverso l’educazione emotiva, il lavoro cooperativo, le pratiche inclusive e partecipative. Per questo, nell’accompagnare gli studenti in questa pratica quotidiana, occorre prestare attenzione a: 

•  introdurre setting d’aula che favoriscano ascolto, empatia, confronto

•  utilizzare un linguaggio inclusivo e una comunicazione positiva

•  favorire la pratica del feedback: imparare a dare e ricevere riscontri costruttivi sostiene una cultura delle relazioni cooperativa

• offrire spazi di partecipazione attiva agli studenti e alle studentesse, stimolandoli ad assumersi la responsabilità di migliorare il contesto in cui vivono.

È fondamentale educarci ed educare alla pace: proprio i bambini e i ragazzi possono aiutarci ad immaginarla e a comprendere profondamente il suo valore. Riscoprendo insieme alle nuove generazioni l’essenza della pace potremo custodirla e difenderla dove oggi è più a rischio, senza perdere la speranza.  

La Campagna “Bambini sotto attacco” di Save the Children

Conflitti armati e guerre, come quella in corso in Ucraina, Siria o Yemen, hanno effetti profondi sulla vita dei bambini e delle bambine. La natura sempre più urbana dei conflitti implica che spesso i bambini, e in generale i civili, si trovino lungo la linea del fronte: uccisi, feriti, vittime di abusi sessuali, rapiti, reclutati, con scuole ed ospedali distrutti e senza riuscire a ricevere l’aiuto umanitario di cui hanno bisogno. Riuscire ad avere dati completi sulle violenze che queste persone subiscono e garantire che i colpevoli siano portati alla giustizia è molto complesso. Per questa ragione, Save the Children ha deciso di lanciare una petizione per chiedere al Governo italiano di garantire l’ascolto dei minori nei procedimenti legali internazionali, di applicare la giurisdizione universale e di favorire la documentazione dei reati commessi contro i bambini e le bambine.  

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