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CCNL 2022/2024: ragioni di una firma
CCNL 2022/2024:
ragioni di una firma
Il rinnovo del CCNL 2022/2024
non poteva non essere:
per recuperare senza ulteriori ritardi parte del delta tra il tasso di inflazione
e l’importo degli stipendi,
perché propedeutico alla contrattazione sul triennio 2025/2027,
per chiedere con forza maggiori stanziamenti per il settore nella legge di bilancio 2026,
per tutelare anche
chi è andato in pensione.

Segretario Nazionale CISL Scuola
Era di tutta evidenza che non ci fossero ragioni per ritardare ancora il rinnovo del CCNL 2022/2024, scaduto da quasi un anno. Non c’era soprattutto nessuna convenienza, per le tante persone coinvolte a vedere scorrere altro tempo prima di incassare il saldo dei benefici previsti dal contratto, e non soltanto le anticipazioni nel frattempo percepite.
Il rinnovo del CCNL ha interessato oltre un milione e cento mila lavoratrici e lavoratori, tra docenti e personale ATA; l’Ipotesi di CCNL è stata firmata da quasi tutte le Organizzazioni Sindacali che hanno dimostrato grande responsabilità, al fine di garantire al personale del comparto il rinnovo contrattuale, tenuto conto delle risorse date.
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Il periodo contrattuale è stato caratterizzato da un elevato tasso di inflazione che, secondo la certificazione dell’Istat, è pari al 14,8% cumulato nel triennio.
Ne consegue che l’adeguamento delle retribuzioni si configura come un’esigenza ineludibile per dar respiro alle buste paga, nella consapevolezza che, in ogni caso, non sarebbe stato possibile ottenere ulteriori incrementi strutturali in forza di leggi che, al massimo, avrebbero potuto destinare eventuali risorse sotto forma di una tantum.
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Inoltre, la firma dei CCNL 2022/24 di tutti i comparti della P.A. può, oggi, segnare un passaggio significativo per il mondo del lavoro pubblico chiudendo una fase contrattuale lunga e complessa, caratterizzata dai ritardi dovuti alle mancate assegnazioni delle risorse necessarie al rinnovo contrattuale da parte dei Governi che si sono succeduti nel tempo. Infatti, per la prima volta nella storia della scuola, la legge di bilancio per il 2025 ha finanziato, anticipandole, le risorse necessarie ai rinnovi dei due futuri trienni, prevedendo 5.150 milioni per il triennio 2025/2027 (pari ad un incremento a regime del 5,4%) e 6.112 milioni per il triennio 2028/2030 (pari ad un incremento a regime del 5,9%).
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Da ciò deriva che la contrattazione potrà essere chiusa, per i due trienni successivi, nel corso dello stesso periodo di vigenza contrattuale. L'azione sindacale, quindi, a partire dal rinnovo del CCNL 2019/21 avvenuto, in ritardo, nel 2024, per giungere al possibile rapido rinnovo del CCNL 2025/27 determinerebbe un incremento retributivo pari al 15,60% in 3 anni, garantendo una boccata d’ossigeno alle retribuzioni stesse.
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Tornando al CCNL 2022/24, le risorse disponibili ammontano a 3.075 milioni di euro, di cui una piccola parte disponibili solo a partire dal 2025. A tali risorse, il Decreto Legge n. 127/2024 ha aggiunto ulteriori 241 milioni a titolo di una tantum. Le risorse consentono incrementi retributivi pari a 142 euro medi per i docenti e 110 euro medi per il personale ATA. A tali importi, devono essere defalcate le somme già anticipate a titolo di indennità di vacanza contrattuale e a titolo di anticipo del rinnovo contrattuale. Ricordiamo, infatti, come l’attuale Governo abbia disposto, tenuto conto del ritardo nella conclusione delle trattative e dell’esigenza di tutelare il potere di acquisto delle retribuzioni, un anticipo pari a 6,7 volte l’indennità di vacanza contrattuale (come previsto dall’art. 47-bis del Decreto Legislativo 165/2001). Da ciò deriva che, a regime, il personale dovrà ancora conseguire circa il 45% dell’incremento stipendiale.
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Gli incrementi stipendiali avranno la decorrenza dal 1° gennaio 2024 (per la maggior parte del rinnovo) e, come già detto più sopra, dal 1° gennaio 2025 (per l’ulteriore incremento della RPD e del CIA). All’atto della applicazione del contratto, saranno erogati anche gli arretrati contrattuali limitatamente agli anni 2024 e 2025, tenuto conto che le risorse finanziare stanziate per il 2022 e 2023 sono già state erogate tutte sotto forma di indennità di vacanza contrattuale.
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Un discorso a parte merita l’indennità di una-tantum che, questa volta, vede un importo spettante al personale ATA superiore (circa 270 euro) rispetto a quello attribuito al personale docente (circa 111 euro). Tale differenza è riconducibile al fatto che una parte delle risorse disponibili, pari a 65 milioni di euro su un totale di 241 milioni, sono finalizzate al personale ATA a causa del ritardo nell’applicazione dei nuovi ordinamenti professionali. Anche il personale cessato nel periodo interessato dal rinnovo avrà diritto agli arretrati: si tratta, in particolare, di coloro che sono cessati il 1/9/2024 (cui competeranno gli arretrati per gli 8/12 dell’anno 2024) e il 1/9/2025 (cui competeranno gli arretrati per tutto il 2024 e gli 8/12 del 2025).
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Il rinnovo si configura, quindi, come un passo utile, importante e necessario verso una rivalutazione più forte dei trattamenti economici di tutto il personale della scuola, che resta l’obiettivo cui fare riferimento nell’orientare una strategia sindacale credibile, senza concedere niente a massimalismi irrealistici, inconcludenti e forse anche un po’ strumentali.
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Questo il motivo per cui, la CISL Scuola, insieme alle altre Organizzazioni Sindacali firmatarie, ha manifestato il 19 novembre in Piazza Vidoni per richiedere una nuova attenzione nei confronti della scuola. È imprescindibile, infatti, modificare in diversi punti il disegno della legge di bilancio per il 2026, per vedere riconosciuta una centralità del sistema di istruzione e formazione e prevedere, contemporaneamente, anche una più decisa valorizzazione del lavoro di tutto il personale scolastico.
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La CISL Scuola è fortemente impegnata a scongiurare gli interventi che riducono gli organici, a eliminare le nuove restrizioni per la sostituzione dei docenti assenti fino a 10 giorni, a richiedere le risorse che permettano di proseguire in direzione di una perequazione dei trattamenti normativi ed economici fra il personale di ruolo e quello precario (a partire dalla card docenti di cui si chiede un rifinanziamento per mantenerne inalterato per tutti l’attuale import), a richiedere più risorse per i prossimi rinnovi contrattuali; insomma, a pretendere misure che consentano di fare un passo significativo verso un riallineamento dei trattamenti economici del personale della scuola, penalizzato rispetto ad altri settori della Pa e nel confronto con i corrispettivi europei.







