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L'educazione contro
la violenza di genere

Gino Cecchettin nella la sua testimonianza, oltre che suscitare profonda partecipazione,

ha proposto indicazioni operative per superare la violenza di genere. È necessario che i giovani siano abituati a gestire le proprie emozioni fin da piccoli e che la scuola proponga progetti che aiutino a superare gli stereotipi di genere.

La Fondazione Giulia Cecchettin sta lavorando in questa direzione.

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Fondatore della “Fondazione Giulia Cecchettin”

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Gino Cecchettin esprime l’emozione di parlare in pubblico e la difficoltà di dover astrarsi dal suo ruolo di genitore per portare avanti il progetto della Fondazione Giulia Cecchettin, che potrebbe essere paragonata alla fondazione da zero di un’azienda, per affrontare un problema sociale all’origine del suo dolore personale. Gli applausi e il calore del pubblico lo riportano a Giulia, a cui pensa quotidianamente in privato. Alla base della creazione della Fondazione Giulia Cecchettin, Gino pone il tentativo di comprendere la causa del comportamento di Filippo, individuandola nell’incapacità di gestire le emozioni, in particolare il rifiuto e la fine di una relazione. Questa difficoltà è riscontrabile non solo nei giovani, ma anche negli adulti.

 

Per affrontare questo problema, Cecchettin ha istituito un comitato scientifico composto da professori universitari esperti di violenza di genere, comportamento e linguaggio. L’obiettivo è fornire ai giovani gli strumenti per gestire la frustrazione e prendere decisioni che non rovinino la propria vita e quella degli altri. La perdita di Giulia, preceduta un anno prima da quella della moglie, aveva azzerato tutti i valori che ispiravano la vita di Gino, facendogli apparire il futuro “nero”. Cecchettin ha dovuto affrontare sentimenti di rabbia, ira e sete di vendetta, che considera reazioni umane, spontanee di fronte a un fatto di quella gravità. Tuttavia, per proteggere se stesso e la propria famiglia, Gino ha cercato una soluzione nei sentimenti positivi, in particolare nell’amore, scoprendo una forza che non pensava di possedere. Ha imparato che arrabbiarsi non porta a nulla e che le soluzioni ai problemi non si trovano con l’astio o l’invidia.

 

La sua esperienza gli ha fatto comprendere che non è l’emozione negativa a guidare la vita, ma quella positiva, che permette di creare valore anche di fronte alle più grandi avversità e di essere un esempio per gli altri. Gino Cecchettin osserva che c’è ora un’accresciuta sensibilità verso la violenza di genere, grazie al lavoro di varie organizzazioni e ai progressi legislativi. Tuttavia, ciò che manca è la capacità di interrompere il flusso di stereotipi di genere con cui tutti convivono e dei quali spesso non ci si accorge. Egli stesso ammette di essersi sentito “parte del problema”, prima della vicenda di Giulia, pensando che, visto il contesto sociale di appartenenza, medio alto, simili fatti non potessero riguardarlo. La consapevolezza che la violenza può accadere in ogni strato sociale e a ogni latitudine, anche in paesi avanzati, evidenzia la pervasività del problema. Un esempio di stereotipo intrinseco è la frase “risolviamo questo problema da uomo a uomo”, che suggerisce una maggiore efficacia rispetto a una risoluzione “da donna a donna”.

 

È fondamentale combattere la disparità tra maschi e femmine fin dall’inizio, anche nel contesto scolastico, visto che molti testi sono ancora intrisi di sessismo (es. mamma a casa, papà manager), influenzando la percezione dei bambini. Come cittadini, è necessario riconoscere e combattere queste disparità. Aiutare le vittime di violenza richiede di andare oltre il semplice consiglio di contattare il 1522 o i Centri Antiviolenza: occorre sviluppare empatia e comprendendo la situazione della persona in situazione di pericolo. La violenza dovrebbe essere percepita come un problema costante, non solo un’emergenza in caso di femminicidio.

 

Consigli ai giovani (e agli adulti)

• Per i ragazzi che provano rabbia: Gino Cecchettin suggerisce che, quando già si sono generati sentimenti di rabbia, si è probabilmente arrivati troppo tardi, e l’obiettivo dovrebbe essere prevenire l’insorgere della rabbia. È fondamentale un dialogo profondo per far capire che la vita offre sempre nuove possibilità. Egli sottolinea come l’equazione “mi ha lasciato, quindi sono meno uomo” sia dannosa e diffusa anche tra gli adulti. Per lui è stata importante l’educazione che lo ha abituato a gestire le frustrazioni, gli ha permesso di superare grandi dolori.

• Per le ragazze che temono di chiudere una relazione tossica. È essenziale infondere coraggio e sostenere la denuncia delle violenze. Occorre fornire alle ragazze il necessario supporto psicologico e invitarle a ricorrere alle forze dell’ordine quando necessario. La Fondazione ha stanziato i primi 300.000 euro per supportare alcuni progetti. Questi fondi sono divisi tra:

• Assistenza: finanziando progetti di altre fondazioni e associazioni, come un Centro Antiviolenza a Roma (in collaborazione con Differenza Donna).

• Progetti Educativi: in collaborazione con la Provincia di Padova.

- Un importante progetto educativo riguarderà la formazione degli insegnanti della scuola primaria, sviluppato tramite l’Università di Firenze.

- Questo progetto sarà sperimentale in tre regioni: Veneto (sede della fondazione), Toscana (per la collaborazione con l’Università di Firenze) e Puglia (come rappresentante del Sud Italia).

- La Provincia autonoma di Trento collaborerà anch’essa, grazie a una docente dell’Università di Trento che fa parte del comitato scientifico.

- L’iniziativa prevede un programma di formazione che darà crediti agli insegnanti tramite una piattaforma tecnologica, con inizio previsto per l’anno scolastico 2025-26.

 

La Fondazione, avviata a inizio anno, sta già lavorando a circa venti progetti a livello locale, regionale e provinciale, tutti focalizzati sull’ambito educativo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA: Il testo è frutto della trascrizione tramite AI dell’intervento di Gino Cecchettin in occasione del dialogo intercorso con la Segretaria Generale Ivana Barbacci.

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