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Giovani contro il bullismo
Il successo della peer education nelle scuole romane
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Giovani contro il bullismo
Il successo della peer education nelle scuole romane
“La scuola del BenEssere”, promossa da Archivio Disarmo, ha affrontato il fenomeno
del bullismo e del cyberbullismo attraverso la peer education.
In parallelo alla formazione,
il progetto ha realizzato attività
di ricerca, fornendo dati per identificare nuovi bisogni e potenziali aree di rischio degli adolescenti.
Ricercatrice presso l’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo IRIAD


Il bullismo e il cyberbullismo rappresentano oggi un'emergenza molto seria nel panorama giovanile, con pesanti conseguenze sul benessere psicologico, relazionale e scolastico degli adolescenti. Sebbene il bullismo non sia una novità, la sua persistente diffusione e le nuove modalità con cui si manifesta, specialmente nel mondo digitale, lo rendono una priorità urgente sul piano educativo e sociale. Nel periodo post-pandemico, le conseguenze del Covid-19 hanno reso più evidenti le criticità esistenti.
L’isolamento prolungato, la chiusura delle scuole e il maggiore ricorso alle tecnologie digitali hanno acuito fenomeni problematici come il bullismo, il cyberbullismo e persino comportamenti autolesivi. Per rispon-dere concretamente a questa emergenza, l’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo ha promosso, con il sostegno della Direzione Inclusione Sociale della Regione Lazio, il progetto “La scuola del BenEssere”, un intervento educativo e sociale basato sulla peer education, un metodo che valorizza il protagonismo diretto degli studenti, chiamati a diventare formatori e testimoni attivi contro il bullismo. Cinquanta studenti degli ultimi tre anni delle superiori, provenienti da cinque istituti romani (Liceo Aristofane, Liceo Mamiani, Liceo Montessori, Liceo Ripetta e Istituto Bramante), hanno partecipato a un corso intensivo di formazione della durata di cinque giorni, diventando così peer tutor.
Successivamente, i giovani formatori hanno condotto incontri rivolti agli alunni più piccoli delle classi IV e V della scuola primaria e delle scuole medie inferiori, coinvolgendo oltre 800 bambini e circa 1000 adolescenti. Nel corso di queste attività, gli studenti hanno sensibilizzato i più piccoli ai rischi del bullismo e del cyberbullismo, somministrando anche un questionario volto a rilevare la diffusione e le caratteristiche del fenomeno.
La peer education ha portato a un significativo cambiamento del modello educativo, spostando il ruolo centrale dall’adulto esperto (con tutte le valenze di queste due caratteristiche) al giovane appositamente formato. Il cambiamento ha avuto un forte impatto positivo sulla sensibilizzazione e ha favorito la creazione di un ambiente di apprendimento molto autentico, empatico e partecipativo. Questo metodo non solo ha incrementato l'efficacia della sensibilizzazione, ma ha contribuito a migliorare il rapporto tra ragazzi e genitori.
Difatti, il coinvolgimento diretto degli studenti-tutor negli incontri con le famiglie ha favorito una maggiore consapevolezza degli adulti, migliorandone la capacità di ascolto e di intercettazione precoce di segnali di disagio nei propri figli. Dal canto loro, gli studenti coinvolti hanno maturato importanti competenze trasversali, quali la comunicazione efficace, la gestione dei gruppi, l'empatia e la capacità di adattamento, spendibili ben oltre il contesto scolastico. Parallelamente alle attività di formazione, il progetto ha realizzato una significativa attività di ricerca, fornendo dati originali relativi agli stili di vita e ai comportamenti degli adolescenti coinvolti, utili per identificare nuovi bisogni e potenziali aree di rischio.
L'attività di ricerca è stata condotta su un campione di 271 alunni delle scuole primarie (iscritti a tre Istituti Comprensivi di Roma) e 405 delle scuole medie (iscritti a due Istituti Comprensivi di Roma), confermando come il fenomeno bullismo sia piuttosto diffuso tra coetanei nell'ambiente scolastico. Dall’analisi dei questionari somministrati agli alunni della scuola primaria emerge una diffusione pressoché omogenea delle diverse forme di bullismo, con una lieve prevalenza di quello indiretto (50%), seguito da forme di bullismo diretto sia verbale (47%) sia fisico (40%). I sentimenti più frequentemente provati da parte di chi subisce episodi offensivi sono la rabbia verso l’aggressore (52%) e la paura (16%). In risposta a questi episodi, il 67% degli studenti ritiene di doversi difendere da solo tuttavia, il 52% riferisce di non aver reagito agli episodi subiti per timore di eventuali ritorsioni, segnalando come la paura rappresenti un deterrente significativo all’attivazione di strategie difensive. Sebbene tali episodi si verifichino prevalentemente in ambito scolastico, la percezione di sicurezza in questo contesto rimane elevata. Il 76% degli alunni, infatti, dichiara di avere poco o per nulla paura di subire atti di bullismo a scuola.
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Con il passaggio alla scuola secondaria di primo grado e in concomitanza con l’uso sempre più diffuso delle tecnologie digitali, il fenomeno assume le forme, più subdole e pericolose, del cyberbullismo. Il 39% degli alunni delle medie ha dichiarato di aver subito episodi di bullismo nell'ultimo anno, mentre il 26% episodi di cyberbullismo (insulti online, molestie ripetute e diffusione di contenuti denigratori). Il 57% degli alunni che hanno subito episodi offensivi dichiara che gli insegnanti non sono intervenuti a causa della mancanza di informazioni sugli episodi, segnalando così la natura sommersa del fenomeno. Sebbene il 94% degli intervistati sia iscritto ad almeno un social network, la familiarità con queste piattaforme non implica necessariamente una piena consapevolezza dei rischi connessi, lasciando molti alunni e alunne in una condizione di vulnerabilità.
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Di fronte a episodi di cyberbullismo la maggior parte degli alunni ha evitato di affrontare direttamente il cyberbullo/a, preferendo interrompere il flusso comunicativo bloccando la persona (43%). Inferiore è la percentuale di chi affronta direttamente il cyberbullo/a. Il cyberbullismo si manifesta spesso in forma anonima rendendo complessa l’identificazione dell’autore dell’aggressione. In conclusione, la rabbia emerge come il sentimento più comune tra gli alunni di entrambi i gradi scolastici. Se non adeguatamente riconosciuta e gestita, può alimentare ulteriori dinamiche conflittuali. Alla luce di quanto emerso, interventi come quello realizzato da Archivio Disarmo nella Scuola del BenEssere favoriscono, nei giovani, lo sviluppo di strategie e strumenti necessari per una gestione nonviolenta dei conflitti.
Il report conclusivo della ricerca è rinvenibile sul sito IRIAD Archivio del disarmo.
