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 Giorgia Pelosi
   Giovani contro il bullismo

    Il successo della peer education nelle scuole romane


 Rosy Russo 
   Sfida tra i banchi: scegliere le parole, abitare il digitale


   

 

Giovani contro il bullismo
Il successo della peer education nelle scuole romane

 

“La scuola del BenEssere”,                promossa da Archivio Disarmo,          ha affrontato il fenomeno

del bullismo e del cyberbullismo attraverso la peer education.

In parallelo alla formazione,

il progetto ha realizzato attività           

di ricerca, fornendo dati per identificare nuovi bisogni e potenziali aree di rischio degli adolescenti.

Ricercatrice presso l’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo IRIAD

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Il bullismo e il cyberbullismo rappresentano oggi un'emergenza molto seria nel panorama giovanile, con pesanti  conseguenze  sul  benessere  psicologico,  relazionale  e  scolastico  degli  adolescenti. Sebbene il bullismo non sia una novità, la sua persistente diffusione e le nuove modalità con cui si manifesta, specialmente nel mondo digitale, lo rendono una priorità urgente sul piano educativo e sociale. Nel  periodo post-pandemico,  le  conseguenze  del  Covid-19  hanno  reso  più  evidenti  le  criticità esistenti.  

 

L’isolamento prolungato, la chiusura delle scuole e il maggiore ricorso alle tecnologie digitali  hanno acuito fenomeni problematici come il bullismo, il cyberbullismo e persino comportamenti autolesivi. Per rispon-dere concretamente a questa emergenza, l’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo  ha  promosso,  con  il  sostegno  della  Direzione Inclusione Sociale della Regione Lazio, il progetto “La scuola del BenEssere”, un intervento educativo e sociale basato sulla peer education, un metodo che valorizza il protagonismo diretto degli studenti, chiamati a diventare formatori e testimoni attivi contro il bullismo. Cinquanta studenti degli ultimi tre anni delle superiori, provenienti da cinque istituti romani (Liceo Aristofane, Liceo Mamiani, Liceo Montessori, Liceo Ripetta e Istituto Bramante), hanno partecipato a un corso  intensivo  di  formazione  della  durata  di  cinque  giorni,  diventando  così  peer tutor.

 

Successivamente, i giovani formatori hanno condotto incontri rivolti agli alunni più piccoli delle classi IV e V della scuola primaria e delle scuole medie inferiori, coinvolgendo oltre 800 bambini e circa 1000 adolescenti. Nel corso di queste attività, gli studenti hanno sensibilizzato i più piccoli ai rischi del  bullismo e  del  cyberbullismo,  somministrando  anche  un  questionario  volto  a  rilevare  la diffusione e le caratteristiche del fenomeno.

 

La peer education ha portato a un significativo cambiamento del modello educativo, spostando il ruolo centrale dall’adulto esperto (con tutte le  valenze di queste due caratteristiche) al giovane appositamente formato. Il cambiamento ha avuto un forte impatto positivo sulla sensibilizzazione e ha favorito la creazione di un ambiente di apprendimento molto autentico, empatico e partecipativo. Questo  metodo  non solo  ha  incrementato  l'efficacia  della sensibilizzazione,  ma  ha  contribuito  a migliorare il  rapporto tra ragazzi e  genitori.  

 

Difatti, il  coinvolgimento diretto  degli  studenti-tutor negli incontri con le famiglie ha favorito una maggiore consapevolezza degli adulti, migliorandone la capacità di ascolto e di intercettazione precoce di segnali di disagio nei propri figli. Dal canto loro, gli  studenti  coinvolti hanno  maturato importanti competenze trasversali,  quali  la  comunicazione efficace,  la  gestione  dei  gruppi,  l'empatia  e  la capacità  di  adattamento,  spendibili  ben  oltre  il contesto scolastico. Parallelamente  alle  attività  di formazione,  il  progetto  ha  realizzato  una  significativa  attività  di ricerca, fornendo dati originali relativi agli stili di vita e ai comportamenti degli adolescenti coinvolti, utili per identificare nuovi bisogni e potenziali aree di rischio.

 

L'attività di ricerca è stata condotta su un campione di 271 alunni delle scuole primarie (iscritti a tre Istituti Comprensivi di Roma) e 405 delle scuole medie (iscritti a due Istituti Comprensivi di Roma), confermando come il fenomeno bullismo sia piuttosto diffuso tra coetanei nell'ambiente scolastico. Dall’analisi dei questionari somministrati  agli alunni della  scuola primaria  emerge una  diffusione pressoché omogenea delle diverse forme di bullismo, con una lieve prevalenza di quello indiretto (50%),  seguito  da  forme  di bullismo  diretto  sia  verbale  (47%)  sia  fisico  (40%).  I  sentimenti  più frequentemente provati da parte di chi subisce episodi offensivi sono la rabbia verso l’aggressore (52%) e la paura (16%). In risposta a questi episodi, il 67% degli studenti ritiene di doversi difendere da  solo  tuttavia,  il  52%  riferisce  di  non  aver reagito  agli  episodi  subiti  per  timore  di  eventuali ritorsioni,  segnalando  come  la  paura  rappresenti un  deterrente  significativo  all’attivazione  di strategie  difensive.  Sebbene  tali  episodi  si  verifichino prevalentemente  in  ambito  scolastico,  la percezione di sicurezza in questo contesto rimane elevata. Il 76% degli alunni, infatti, dichiara di avere poco o per nulla paura di subire atti di bullismo a scuola.

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Con il passaggio alla scuola secondaria di primo grado e in concomitanza con l’uso sempre più diffuso delle tecnologie digitali, il fenomeno assume le forme, più subdole e pericolose, del cyberbullismo. Il 39% degli alunni delle medie  ha dichiarato di aver  subito episodi di bullismo nell'ultimo anno, mentre il 26% episodi di cyberbullismo (insulti online, molestie ripetute e diffusione di contenuti denigratori). Il 57% degli alunni che hanno subito episodi offensivi dichiara che gli insegnanti non sono intervenuti  a causa  della mancanza di informazioni  sugli episodi, segnalando così  la natura sommersa del fenomeno. Sebbene il 94% degli intervistati sia iscritto ad almeno un social network, la familiarità con queste piattaforme non implica necessariamente una piena consapevolezza dei rischi connessi, lasciando molti  alunni  e  alunne in  una  condizione  di  vulnerabilità.  

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Di  fronte  a  episodi  di  cyberbullismo  la maggior  parte  degli  alunni ha  evitato  di  affrontare  direttamente  il  cyberbullo/a,  preferendo interrompere il flusso comunicativo bloccando la persona (43%). Inferiore è la percentuale di chi affronta  direttamente  il  cyberbullo/a.  Il  cyberbullismo  si  manifesta spesso in forma anonima rendendo complessa l’identificazione dell’autore dell’aggressione. In conclusione, la rabbia emerge come il sentimento più comune tra gli alunni di entrambi i gradi scolastici. Se non adeguatamente riconosciuta e gestita, può alimentare ulteriori dinamiche conflittuali. Alla luce di quanto emerso, interventi come quello realizzato da Archivio Disarmo nella Scuola del BenEssere favoriscono, nei giovani, lo sviluppo di strategie e strumenti necessari per una gestione nonviolenta dei conflitti.

 

Il report conclusivo della ricerca è rinvenibile sul sito IRIAD Archivio del disarmo.

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