professionalità docente
La nuova professionalità docente e le figure di supporto al PTOF
Accanto all’insegnamento tradizionale, si sono affermate figure di sistema impegnate
in coordinamento, progettazione e innovazione. Già riconosciute in Europa,
in Italia restano prive di inquadramento contrattuale. Servono percorsi strutturati, crediti formativi e professionali per valorizzare queste funzioni e rafforzare la qualità della scuola.


Dirigente scolastica, esperta di innovazione didattica e organizzativa
Non c’è più una sola scuola, e non c’è più un unico profilo del docente. All’interno della complessità del nostro sistema scolastico, il lavoro dell’insegnante non può più limitarsi alle sole competenze disciplinari e metodologico-didattiche. Lo afferma con forza, all’art. 42, anche il contratto di lavoro. Oggi servono soft skills relazionali, capacità di gestione della classe e dei gruppi, competenze progettuali e comunicative, competenze digitali, oltre ad una sensibilità organizzativa che consenta di far funzionare la scuola come comunità professionale e luogo di innovazione. Negli ultimi anni, e non solo nel nostro Paese, si è consolidata l’esigenza di una professionalità docente plurale e stratificata.
Accanto al ruolo tradizionale, centrato sull’insegnamento e sull’apprendimento, si sono rese necessarie figure con responsabilità di coordinamento, progettazione, valutazione e innovazione. Queste funzioni (chiamate con termini diversi: middle management, leadership intermedia, alte professionalità, figure di sistema…) sono strategiche, nella scuola dell’autonomia. Operano in stretta collaborazione con il dirigente scolastico, fanno parte del suo staff, progettano e organizzano attività trasversali, monitorano e valutano processi, sostengono colleghi e studenti in percorsi complessi. Si prendono cura della scuola come “bene comune”, nella soluzione di problemi organizzativi quotidiani, promuovono ambienti di apprendimento innovativi e inclusivi, traducono la visione strategica in azioni concrete. Sono, a tutti gli effetti, risorse indispensabili, ma non hanno ancora ricevuto il pieno riconoscimento che spetterebbe loro.
Nella maggior parte dei Paesi europei, il middle management scolastico è già una realtà consolidata e riconosciuta: basti pensare al modello francese dei professeurs principaux, incaricati della gestione pedagogica e organizzativa delle classi, o al sistema britannico dei middle leaders, che dispongono di formazione dedicata, percorsi di carriera e retribuzione commisurata alle responsabilità assunte. Il progetto Expert Teacher del Centro Studi Erickson, avviato nel 2018, ha contribuito a sistematizzare queste competenze, attribuendo particolare rilievo alla capacità delle funzioni di supporto al dirigente scolastico, di incidere sul miglioramento dell’Istituto scolastico.
Al di là dei modelli, è la realtà delle scuole che mostra come queste funzioni siano ormai diffuse: coordinatori di classe e di dipartimento, animatori digitali, tutor dell’orientamento, funzioni strumentali, responsabili di progetto svolgono quotidianamente compiti di leadership intermedia. Da tempo il dibattito nazionale sottolinea la necessità di riconoscere formalmente questa dimensione della professione docente. Documenti ministeriali, proposte di riforma, contributi sindacali e accademici convergono nel sottolineare che le “figure di sistema” sono indispensabili per la qualità delle istituzioni scolastiche.
Tuttavia, manca ancora il passo decisivo: un inquadramento contrattuale che dia stabilità, trasparenza e prospettive a tali ruoli. Il riconoscimento di queste figure rappresenterebbe una misura strutturale per garantire tre obiettivi fondamentali:
1 Valorizzazione professionale – dare senso e motivazione a chi assume responsabilità aggiuntive, spesso senza adeguato supporto;
2 Qualità del servizio – rafforzare una leadership diffusa capace di generare innovazione didattica e organizzativa;
3 Equità – definire criteri chiari e condivisi per l’accesso e l’esercizio delle funzioni, evitando disomogeneità tra scuole e territori. Occorre con urgenza definire un percorso di progressione fondato su un sistema di crediti formativi e professionali che unisca formazione specifica ed esperienza maturata sul campo.
La formazione, in particolare, dovrebbe valorizzare competenze organizzative, gestionali e relazionali, senza separarle dalla dimensione didattica, ma integrandole in un quadro coerente di crescita professionale. Il nuovo profilo del docente non può essere unico e indifferenziato: deve articolarsi in percorsi diversi, che consentano agli insegnanti di mettere a frutto talenti e competenze differenti. Solo così la scuola potrà davvero esprimere il suo potenziale di innovazione e inclusione, rispondendo alle sfide del cambiamento. La realtà quotidiana ha già anticipato questa trasformazione: oggi spetta alle politiche contrattuali e di sistema colmare il divario, riconoscendo stabilmente ciò che è ormai patrimonio vivo della scuola italiana.
