top of page

formazione

La formazione
dei professionisti dell'educazione
 

La formazione dei docenti

non si risolve solo in conoscenze disciplinari e didattiche,

ma anche epistemiche e riflessive, perché l’alfabetizzazione culturale degli studenti richiede anche abilità organizzative e relazionali necessarie a una buona gestione 

della vita cognitiva, affettiva, etica, estetica, spirituale, ecologica

e di cittadinanza della classe. 

Mortari.jpg
Mortari.jpg

 Professore ordinario di Epistemologia della ricerca qualitativa e di Filosofia dell’educazione

presso l’Università degli studi di Verona 

L’educazione è pratica fondamentale per il fiorire di una civiltà. Investire nell’educazione è, quindi, essenziale. Investire nell’educazione scolastica significa innanzitutto convogliare risorse nella formazione dei docenti, perché la qualità dell’educazione dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze è direttamente proporzionale alla qualità della competenza del personale docente. Costituisce, dunque, una questione di considerevole importanza definire il tipo di formazione adeguata a garantire una buona professionalità al docente; a tale scopo è necessario innanzitutto individuare l’essenza della competenza docente.

 

Per definire la struttura della competenza docente è necessario prima definire cosa si intende per funzione docente: essere docente significa essere solo istruttore, ossia l’esperto deputato alla trasmissione dei saperi disciplinari? Oppure vanno attribuite al docente anche funzioni educative, ossia la responsabilità di fornire agli allievi tutte quelle esperienze che sono necessarie a promuovere il fiorire di ogni aspetto della persona, così che possa divenire un cittadino capace di autenticare la sua propria esistenza e di svolgere pienamente la funzione di co-costruttore dello spazio comune? Scegliamo di seguire la seconda ipotesi.

 

Educare a scuola significa individuare e organizzare esperienze educative che siano le migliori possibili per particolari gruppi di studenti in specifici contesti rispetto all’obiettivo di favorire in ciascuno il pieno fiorire delle sue potenzialità. Dunque, l’educazione è una pratica, cioè un agire intenzionale guidato da un obiettivo pragmatico, che si concretizza in una continua analisi delle situazioni, nell’individuazione delle strategie più idonee ad affrontarle, nella progettazione e realizzazione di attività, nel recupero di varie risorse culturali adeguate, nella valutazione del lavoro svolto per ridefinire in modo più efficace l’attività futura. Ai docenti è inoltre richiesto di individuare modalità relazionali adeguate per interagire con gli studenti, con gli altri colleghi, con le famiglie, e con tutti coloro che a vario titolo intervengono, direttamente o indirettamente, nel processo scolastico. Quale formazione è richiesta ai futuri docenti?

 

Innanzitutto è necessario mettere il docente nelle condizioni di acquisire quei contenuti disciplinari utili alla messa in atto del processo di alfabetizzazione culturale degli allievi; padroneggiare una disciplina significa non solo possedere la sua architettura concettuale, ma anche il metodo di indagine proprio di quella disciplina, in modo da avere le competenze necessarie per facilitare negli allievi oltre l’acquisizione delle conoscenze basilari anche lo sviluppo di competenze euristiche. Ma per allestire efficaci contesti di apprendimento la padronanza dei linguaggi disciplinari non è sufficiente; a essere necessaria è la competenza didattica, cioè quelle abilità che facilitano l’apprendimento: la gestione della comunicazione per facilitare la comprensione degli oggetti della conoscenza, la sapienza necessaria alla costruzione di un curricolo, le tecniche per articolare l’insegnamento in unità didattiche, e in particolare le strategie di active learning, come il collaborative learning, il peer tutoring, il problem based learning.

 

Le strategie di active learning sono funzionali alla costruzione di una scuola della scoperta, dove gli studenti non vengono posizionati nel ruolo di fruitori passivi, ma si percepiscono come protagonisti del processo di costruzione del sapere. Una scuola della scoperta è articolata per laboratori, dove il laboratorio non è solo quellofisico ma è innanzitutto un ambiente cognitivo orientato al deweyano “learning by doing”.

 

Questo tipo di sapere è essenziale nel lavoro docente, tuttavia, l’acquisizione di contenuti e di tecniche per insegnare non esaurisce affatto la formazione dei docenti, perché il compito di favorire l’alfabetizzazione degli studenti non richiede solo conoscenze disciplinari e didattiche, ma anche tutte quelle competenze che sono necessarie a una buona gestione della vita della classe: competenze organizzative e relazionali. Nel tempo attuale la gestione della vita della classe è diventata difficile: frequenti sono i casi di fragilità emotiva, frequenti i comportamenti disfunzionali, oltre a una diffusa incapacità da parte dei giovani di mantenere l’attenzione sugli oggetti del sapere a causa di un contesto culturale che porta il pensiero dei giovani altrove. Il lavoro di “costruzione della classe” non è semplice: richiede la capacità di generare e nutrire la passione per il sapere, e insieme la capacità di cogliere le specificità di ciascun allievo, di comprendere i bisogni, le eventuali fragilità e difficoltà, per poi disegnare percorsi attenti al profilo originale di ciascuno. Le azioni richieste ai docenti per realizzare l’atto educativo sono di vario tipo; pratiche dell’insegnare [teaching practices]: sono tutte quelle azioni agite direttamente nella relazione con gli allievi (guidare una discussione, spiegare un concetto, costruire una situazione di apprendimento fondata sul dialogo, ecc.); pratiche strutturanti e organizzative [structuring and organizational practices]: sono le azioni finalizzate a individuare e creare le condizioni per realizzare certi precisi setting di apprendimento (es. organizzare la vita della classe in modo da consentire azioni individualizzate o azioni di cooperazione fra gli allievi, strutturare i gruppi, raccordare l’organizzazione interna della classe con quella di altre classi). Non si deve cadere nell’errore di considerare questo tipo di competenza qualcosa di naturale e innato, poiché invece richiede una specifica formazione capace di sviluppare attenzione e ascolto, oltre che conoscenze specifiche nel campo delle scienze umane.

 

Ma se, come si è detto, il docente che si va cercando non è un istruttore, ma un educatore capace di coltivare tutte le direzioni di sviluppo della persona, allora la formazione a insegnare deve prevedere anche altro; deve costruire le condizioni affinché il futuro docente acquisisca quel cesto di conoscenze e abilità necessarie a promuovere oltre all’educazione cognitiva, anche quella affettiva, quella etica, quella estetica, quella spirituale, quella ecologica e di cittadinanza. Un percorso complesso questo che chiede al futuro docente di conoscere come promuovere nello studente le capacità di avere cura della propria maturazione affettiva, di sapere individuare quelle esperienze capaci di sviluppare competenze artistiche, di creare le condizioni per accompagnare nella consapevolezza dei problemi connessi alla crisi ecologica sulla base di articolate conoscenze scientifiche, di individuare quali sono i possibili percorsi per nutrire quella coscienza etica che è assolutamente indispensabile per costruire insieme agli altri, con la necessaria saggezza, una buona qualità della vita, e poi sapere in che cosa consistono e come facilitare l’apprendimento delle competenze di cittadinanza, a partire dall’educazione alla legalità.

 

Ma per quanto articolato e completo possa essere il processo di formazione non è mai data la garanzia che il futuro docente apprenda tutto quanto è necessario ad allestire una scuola di qualità, perché l’esperienza dell’insegnare pone di fronte a situazioni sempre differenti per le quali non esiste in anticipo una regola ermeneutica dal valore generale. Per questa ragione la letteratura, soprattutto di area anglofona, mette al centro del percorso formativo dei docenti la necessità di una preparazione alla ricerca e l’acquisizione di competenze riflessive, considerando queste dimensioni gli assi portanti della formazione dei docenti. La tesi che qui s’intende sostenere è che il superamento di una formazione tecnicistica nella prospettiva della formazione di un vero professionista dell’educazione presuppone il ripensamento radicale dei sistemi di preparazione dei docenti in modo da favorire la costruzione di competenze epistemiche e competenze riflessive, quelle che sole consentono di superare la posizione di un tecnico che applica procedure stabilite per acquisire la postura del ricercatore esperienziale, che interroga i contesti per cercare la soluzione più efficace per quello specifico caso, documenta la pratica e valuta con sapienza i processi mesi in atto.

 

Investire su un’elevata formazione dei docenti significa scommettere su una scuola di qualità, che è il pilastro fondamentale per la vita di una cultura. 

Depositphotos_162814878_XL.jpg
bottom of page