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valutazione

Tre svelamenti
per un rinnovato SNV

Se depotenziamo il SNV,

aspettiamoci conseguenze

sull’autonomia scolastica.

Con l’accantonamento del SNV basato

su scelte autonome e consapevoli corrispondenti ai bisogni del contesto, fondato su autovalutazione-miglioramento

e rendicontazione sociale,

assistiamo a rigurgiti

di centralismo adempitivo. 

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 Dirigente del MIM – Ufficio Valutazione

del Sistema Istruzione e Formazione 

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Quando mi è stato chiesto un contributo sul Sistema Nazionale di Valutazione (SNV) per la rivista “Scuola e Formazione”, subito ho pensato di rispondere con il solito messaggio di cortesia in cui mi dichiaravo gratificato per l’attenzione ma impossibilitato a corrispondere per gli impegni. Senonché, un pensiero inatteso mi ha suggerito che un articolo in casa sindacale e, in particolare, affidato alla CISL Scuola, da sempre attenta alla promozione di un buon sistema di valutazione, poteva essere un’occasione preziosa per alcuni svelamenti sul SNV nel suo decimo anniversario. 

PRIMO SVELAMENTO: GENESI E NEMESI DEL SNV 

Ma di quale anniversario parliamo? Probabilmente i più preparati avranno collegato la nascita del SNV al D.P.R. 8 marzo 2013 n. 80. Dunque, un decennale scaduto da oltre un anno di cui (ovviamente) nessuno si è ricordato. In realtà, tutti ci siamo dimenticati che l’effettiva operatività del SNV è iniziata solo con l’approvazione del D.M. 8 settembre 2014 n. 11. Questo memo, in sé banale, posta in evidenza due passaggi dimenticati e disattesi sulla genesi e nemesi del SNV. 

La genesi del SNV sta nella legge 6 febbraio 2011, n. 10, in particolare nell’articolo 2, comma 4-undevicies (nascosto fra un’infinità di commi e comunque prima delle disposizioni sui “rifiuti provenienti dalla frantumazione degli autoveicoli a fine vita” e dopo “la rendita catastale”), che riporta: “Con regolamento da emanare … è individuato il sistema nazionale di valutazione”. 

Proprio in virtù di questa norma primaria nel 2013 abbiamo il Regolamento n. 80 che, come risaputo, titola “Sistema nazionale di valutazione” e, all’articolo 2, comma 3, prevede che il Ministro “con periodicità almeno triennale” emani una direttiva per definire le “priorità strategiche” e dunque i campi di applicazione del SNV. Da questo articolo deriva la Direttiva 11/2014 che titola: “Priorità strategiche del Sistema nazionale di valutazione per gli anni scolastici 2014/15-2015/16 e 2016/2017”

Aver dimenticato il decimo anniversario del SNV in Italia è irrilevante, ma il problema sta nel fatto che ci siamo dimenticati il suo orizzonte temporale di attivazione che (formalmente) scadeva nel 2017. Dal 2017 ad oggi sono passati sette anni e sei Ministri dell’Istruzione con obiettivi di mandato espliciti per lo sviluppo e ovviamente il miglioramento del SNV, eppure non si capisce per quale nemesi ostile fino ad ora nessuno (o quasi nessuno) ha ritenuto opportuno rilevare tale dimenticanza e tutto si è trascinato nella più banale routinarietà. 

SECONDO SVELAMENTO: NONOSTANTE TUTTO E MALGRADO QUALCUNO 

Nonostante tutto, il SNV in questi dieci anni ha costruito un’infrastruttura potente per l’analisi e il miglioramento sia a livello di singola organizzazione scolastica sia a livello di sistema Paese. Ogni singola scuola dispone, se lo ritiene opportuno, di strumenti, di processi e di dati per analizzare la propria offerta formativa in modo comparativo con istituzioni scolastiche simili a livello provinciale, regionale o nazionale. 

Stiamo parlando di processi e strumenti come l’autovalutazione, la progettazione e la rendicontazione che in realtà sottendono un’idea di scuola autonoma che sappia definire, attraverso scelte identitarie il suo progetto formativo, per darne poi pubblica evidenza attraverso i risultati raggiunti. Questi passaggi sono normativamente previsti e, pur senza citazioni, mi basterà evidenziare che prima del 2014 non avevamo a disposizione una metodologia e nemmeno un lessico condiviso mentre oggi, paradossalmente, abbiamo a disposizione troppi dati e strumenti rispetto alle poche opportunità di utilizzo e valorizzazione per il miglioramento della singola scuola e per le stesse decisioni di politica scolastica. 

Proprio in questo momento in cui abbiamo una pluralità di riforme e di investimenti, in cui tutti sollecitano l’autonomia e la responsabilità delle Istituzioni scolastiche, abbiamo bisogno di strumenti che ci permettano scelte mirate e consapevoli, ponendo l’attenzione sulle priorità necessarie in quel contesto per garantire i migliori risultati. Pensiamo all’importanza strategica del PNRR per la scuola e per il futuro del nostro Paese, pensiamo alla pluralità delle riforme e ai consistenti investimenti, ma soprattutto al rischio, quanto mai attuale, che il tutto si risolva in target collegati al numero di iniziative realizzate o di sussidi acquistati, quando ben sappiamo che nella scuola, alla fine, contano solo gli esiti formativi ed educativi degli studenti. Questo è il primo insegnamento del SNV, se lo dimentichiamo perdiamo la finalità ultima della scuola. 

Inoltre, se con l’aumentare spropositato delle risorse tutto si risolve in documentazioni e controlli di tipo amministrativo, senza valutarne l’effettivo impatto o riconducendo il tutto alle sole rilevazioni nazionali standardizzate, di fatto abbiamo snaturato il SNV e soprattutto l’autonomia scolastica. 

Se depotenziamo il SNV aspettiamoci conseguenze sull’autonomia scolastica (già molto debole). Infatti, con il progressivo accantonamento di un SNV, basato sulle scelte autonome e consapevoli corrispondenti ai bisogni di quel contesto, attraverso un processo virtuoso di autovalutazione-miglioramento e rendicontazione sociale, assistiamo attoniti a rigurgiti di centralismo adempitivo. A dimostrazione di tale affermazione apodittica basterà dare evidenza empirica del fatto che il SNV prevedeva la valorizzazione del “corpo ispettivo autonomo e indipendente” per supportare ed accompagnare il miglioramento dell’offerta formativa, mentre attualmente queste professionalità sono utilizzate quasi esclusivamente per il controllo e il contenzioso. Se in questi anni abbiamo ridotto il corpo ispettivo a numeri inconsistenti, lo abbiamo mantenuto in vita esclusivamente con “nomine per reputazione” e non per concorsi, lo abbiamo asservito al controllo dettato dal centro, significa che abbiamo una certa idea di scuola e del sistema di valutazione.

 

TERZO SVELAMENTO: CI STIAMO ARRENDENDO ALLA BANALITA'

Per non arrendersi alla banalizzazione della complessità scolastica che porta inevitabilmente all’adempimento, bisogna ripartire dalle scelte autonome e responsabili delle scuole. L’autovalutazione, l’individuazione delle azioni di miglioramento, la definizione dell’offerta formativa e la rendicontazione dei risultati raggiunti non sono aspetti adempitivi traducibili nella mera compilazione di documenti, bensì sono il costo necessario dell’autonomia. 

La predisposizione dei documenti strategici costituisce infatti una fertile occasione di analisi, di riflessione, di confronto e di miglioramento all’interno della comunità scolastica. In sintesi, proprio tutti gli strumenti del SNV, con la responsabilità delle scelte autonome e dei risultati raggiunti, sono il principio costitutivo e ineludibile dell’autonomia scolastica, mentre all’opposto le direttive ministeriali con l’indicazione di compiti da svolgere e adempimenti da assumere sono la deriva del nuovo centralismo burocratico. 

Ne sono un esempio gli algoritmi ministeriali che, per quanto sofisticati, continuano a fare errori in quanto non riescono a leggere, e ancor meno a comprendere, la complessità e la vitalità di ogni contesto sociale e scolastico. Se ci arrendiamo a questa logica dobbiamo aspettarci un algoritmo che colleghi le pratiche effettuate alla valutazione di risultato dei Dirigenti scolastici. Quanto di più semplice ma in realtà anche di più lontano dalla logica del SNV. 

In realtà l’autonomia effettiva delle istituzioni scolastiche, per quanto continuamente richiamata ed enfatizzata in qualunque norma ministeriale, è limitata. Ma sta di fatto che nel momento in cui è possibile esercitarla, attraverso scelte autonome come la definizione di proprie priorità e traguardi per il miglioramento, se le scuole si autoescludono non fanno altro che avvalorare il centralismo amministrativo. 

La potenzialità di questi strumenti sta prima di tutto nel confronto e nella condivisione fra le mura scolastiche e fuori dalle mura scolastiche (comunità educante). La condivisione pretende un tempo dedicato al confronto che le scuole non sanno più ritrovare e soprattutto necessita di solide professionalità con una visione e una chiarezza di idee che purtroppo non è così diffusa. La carenza di tempo e la debolezza delle nuove professionalità non è la deriva del SNV bensì dell’autonomia scolastica. 

È indubbio che, mai come in questo momento, le Istituzioni scolastiche sono fagocitate dalle continue urgenze e dagli adempimenti, ma allo stesso tempo ben sappiamo che “ciò che è importante raramente è urgente, così come ciò che è urgente raramente è importante”. 

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